Racket delle badanti: tre denunce per calunnia
GORIZIA. L’indagine sul presunto racket delle badanti si arricchisce di un nuovo capitolo. Stefania Atti, che aveva un contratto di collaborazione con la Provincia e lavorava al tempo dei fatti allo Sportello badanti della Provincia, ha denunciato per calunnia tre badanti per le dichiarazioni rese nell’incidente probatorio.
Il pm Luigi Leghissa ha chiesto l’archiviazione, ma la Atti, difesa dall’avvocato Montanari, si è opposta. Il gup Luca Marani, nell’udienza preliminare si è riservato una decisione che renderà nota comunque entro il prossimo 11 giugno quando è fissata invece l’udienza preliminare nei confronti di un’altra badante romena, considerata dall’accusa come la regista di quello che è stato considerato il racket delle badanti.
La romena, assistita dall’avvocato Massimo Bruno, ha chiesto ed ottenuto di poter patteggiare la pena che sarà definita e applicata nell’udienza preliminare del prossimo 11 luglio. Non ancora definita invece la posizione processuale della Atti, indagata per concussione.
Le tre badanti denunciate per calunnia, assistite in questa indagine dall’avvocato Sascha Kristancic, erano state sentite dal gip Massimiliano Rainieri un anno fa.
La Procura aveva voluto mettere nero su bianco le loro dichiarazioni da utilizzare poi per l’eventuale processo ed evitare che queste diventino irreperibili come era accaduto ad altre romene citate e mai comparse dinanzi al giudice. In quella sede le dichiarazioni delle badanti romene sono state ritenute dalla Atti calunniose e da qui la querela nei loro confronti.
La vicenda era salita alle cronache nell’ottobre del 2011 quando Stefania Atti venne raggiunto da ordine di custodia cautelare ai domiciliari - aveva ottenuto comunque di poter continuare a lavorare - assieme a una cittadina romena, domiciliata a Monfalcone. Arresti che furono revocati alle due donne una quindicina di giorni più tardi.
A far scattare le indagini era stata la denuncia di una badante romena, che aveva riferito di essere stata costretta a versare somme di danaro per poter lavorare e aveva parlato di una organizzazione che vedeva coinvolta una sua connazionale e la Atti.
Gli accertamenti svolti dalla Guardia di finanza avrebbero permesso di stabilire che il comportamento illecito si era protratto per oltre un anno. La Atti, fin dal primo coinvolgimento nell’inchiesta, ha sempre ribadito la sua innocenza.
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