Rai Storia dedica uno speciale al terremoto che sconvolse il Friuli

Il documentario andrà in onda venerdì 6 maggio, alle 22.30, e racconta soprattutto l’impresa straordinaria compiuta dai cittadini che, dopo il sisma, sono riusciti a rimettere in piedi le loro case diventando protagonisti di un’esemplare opera di ricostruzione

UDINE. Quarant’anni fa, il 6 maggio 1976, un violento terremoto, che raggiunge il decimo grado della scala Mercalli, porta distruzione e morte nelle province di Udine e Pordenone provocando un migliaio di vittime.

Al ricordo di quella tragedia Rai cultura dedica lo speciale “6 maggio 1976. Terremoto in Friuli”, in onda venerdì 6 maggio, alle 22.30, su Rai Storia.

Il documentario, firmato da Antonia Pillosio, è costruito sulla base di spunti inediti suggeriti in momenti diversi dal Commissario straordinario Giuseppe Zamberletti, che ha condiviso con la comunità friulana quei momenti difficili e che ci aiuta a comprendere meglio la calamità che ha segnato la storia moderna del Friuli.

Speciale di Rai Storia sul terremoto del 1976

Mille morti, centomila i senzatetto, migliaia le case, le chiese e le aziende distrutte.

Ma quello che il documentario vuole raccontare è soprattutto l’impresa straordinaria compiuta dai cittadini friulani che, dopo il sisma, sono riusciti a rimettere in piedi le loro case diventando protagonisti di un’esemplare opera di ricostruzione conosciuta come “Modello Friuli”.

Tra i provvedimenti, il più importante è stato il conferimento della delega dei poteri speciali alla Regione Friuli Venezia Giulia, che ha dato responsabilità agli enti locali, nominando i sindaci “funzionari delegati della Regione”.

Il Commissario straordinario Zamberletti ricorda: «Il trasferire al sindaco la responsabilità di guidare tutte queste fasi operative ha creato un rapporto strettissimo con la gente. Questa è stata secondo me, la decisione che ha rivoluzionato il sistema di Protezione civile».

«Cosi inconsciamente – afferma il sindaco Ivano Benvenuti – abbiamo inventato il “modello Friuli” per affrontare la ricostruzione vera».

Il Friuli è l’unica regione in Italia ad aver gestito direttamente la tragedia del terremoto: «È stata una ricostruzione efficace e democratica, non calata dall’alto, ma condivisa - sottolinea Paolo Medeossi, cronista del Messaggero Veneto. - Fondamentale è stata la solidarietà trasversale tra i partiti politici».

Anche la Chiesa si è schierata accanto alle comunità: «Prima nelle tende, poi seguendo l’esodo dei terremotati al mare, e poi al rientro in montagna dentro ai prefabbricati – dichiara monsignor Sergio Di Giusto. - Sono stati fatti dei gemellaggi con altre diocesi d’Italia, le “chiese sorelle” come le chiamava l’arcivescovo Battisti, che hanno portato in Friuli ben sedicimila volontari in aiuto alle popolazioni».

«Il terremoto non si può prevedere, ma si può prevenire – afferma Salvatore Varisco, assessore regionale alla ricostruzione. - Oggi fortunatamente con l’esperienza nostra e quella avvenuta altrove, ci sono le possibilità per prevenire. Si tratta solo di volontà politica».

Ad arricchire la puntata tantissime immagini delle Teche Rai e altre, che sono state offerte dal Museo Tiere Motus dell’associazione dei Comuni terremotati e dei sindaci della ricostruzione, presente nel borgo medievale di Venzone.

Tra queste, particolari sono le simulazioni in 3D in audio e video della caduta del Duomo di Venzone, presenti nel museo, nella sala del simulatore, a cura del Laboratorio di interazione uomo-macchina (Hci Lab) dell’Università di Udine.

Argomenti:terremoto 1976

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto