Ramuscello, il giorno della rabbia

SESTO AL REGHENA. Sono arrivati un centinaio di cittadini, ieri, di fronte all’ufficio di Poste italiane di Ramuscello di Sesto al Reghena, nel giorno della protesta per dire “no” alla chiusura, prevista per questo sportello come anche, in provincia, per quelli di Lestans di Sequals e Maniago 1. La lettera del sindaco Marcello Del Zotto – i cui contenuti sono stati anticipati ieri dal Messaggero Veneto – è stata inviata al direttore provinciale delle Poste, Matteo Zampieri, assieme alle 1.300 firme di cittadini contrariati dalla decisione della serrata, raccolte in sei giorni. Ma le iniziative non sono finite. Giovedì Del Zotto parteciperà a un incontro a Pordenone, assieme ad altri amministratori, sindacati e prefettura. E con lui ci saranno altri cittadini di Ramuscello: è nato infatti un comitato spontaneo per appoggiare, nelle sedi istituzionali e non solo, l’azione del primo cittadino a tutela dello sportello.
Comitato che farà riferimento a Lelio Zanco: «Ci ritroveremo tra 15 giorni qui all’ufficio di Ramuscello», ha annunciato ieri, giornata della protesta popolare. La protesta era riassunta in un cartello: «Ramuscello dice: la posta non si tocca!». E le motivazioni già espresse dagli amministratori si ritrovavano nelle perole dei cittadini. «Paghiamo le tasse – ha osservato Luciano Turchetto, uno dei volontari del gruppo Il germoglio, che si occupa di abbellire la frazione – non è giusto che non ci siano servizi, soprattutto per gli anziani. Si consideri almeno di tenere aperto almeno part time».
«Non è bello – ha aggiunto Raffaele Stefanon – che venga a mancare un servizio del genere in un paese come Ramuscello, ossia per oltre 1.500 abitanti senza contare chi è di passaggio lungo la strada regionale 463. Se chiudono anche questo servizio, siamo a zero». «Gli anziani – si è chiesto Severino Bigai – dove andranno per ritirare la pensione? Dovranno prendere un taxi per i paesi vicini anche per le Poste, oltre che per la banca». Anche chi è più giovane, come Elena Marzin, non ci sta a perdere lo sportello, «in un paese come Ramuscello che non ha servizi e vede invece crescere la popolazione. Almeno si faccia lo sforzo di aprire a giorni alterni». Arrabbiata, a dir poco, la sindacalista di Filcams Cgil Daniela Duz: «In una realtà come questa un servizio del genere è importante – ha osservato –. Con la chiusura ne risentirebbe la qualità della vita. Non è accettabile che un’azienda che ha più di un miliardo di utile decida di tagliare sempre in periferia. Lo scopo è solo privatizzare ai danni dei cittadini».
Anche Del Zotto ha rincarato la dose, esprimendo «contrarietà e rabbia per come Poste italiane ha gestito questa operazione. Le privatizzazioni possono andare bene e creare concorrenza, ma siccome le Poste erogano ancora oggi un servizio essenziale per la comunità, credo che le amministrazioni a tutti i livelli debbano garantire i servizi prioritari, almeno finché non si creino delle condizioni di mercato per le quali vengano fuori altri competitor che possano garantire lo stesso servizio. Poste italiane non può stare con un piede nel pubblico quando servono fondi e con l’altro nel privato, quando si deve tagliare a spese dei cittadini». Il consigliere regionale Daniele Gerolin ha annunciato che «oltre all’interrogazione che ho presentato incontrerò Serracchiani e Bolzonello. Se si parla di autonomie servono i servizi nei territori, al di là delle privatizzazioni».
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