Rapine, furti e riciclaggio: in cella la banda dei nomadi, sei arresti e 14 denunciati tra Buttrio e Pradamano
Imponente il dispiegamento di forze dell’ordine schierato prima dell’alba in una decina di comuni dell’hinterland udinese: contestata l’associazione a delinquere anche per truffe, riciclaggio e autoricilaggio. In manette un 53enne considerato il capo clan

L’operazione è stata pianificata nei minimi dettagli. Frutto di mesi di indagini portate avanti dagli uomini e dalle donne di polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza.
Il blitz tra Udine e i comuni dell’hinterland è scattato prima dell’alba di martedì 8 aprile, ma l’ordinanza di applicazione della misura cautelare e il decreto di sequestro preventivo era stata firmata già il 22 marzo dal giudice per le indagini preliminari Giulia Pussini: un documento di 118 pagine.
Diciassette giorni serviti alla Procura di Udine per coordinare l’operazione che ha portato alla denuncia a piede libero di 14 persone, per la gran parte di etnia nomade, e all’arresto di 6 persone. La misura cautelare della custodia in carcere (sono stati portati a Treviso, Venezia e Pordenone a causa del sovraffollamento della struttura udinese di via Spalato) è scattata nei confronti di Claudio Braidic, 53 anni di Pradamano, Tomas Braidic, 29 anni di Buttrio, Manuel Braidic, 35 anni di Pradamano, Caterina Kari, 32 anni di Buttrio, Ales Breznikar, 42 anni residente in Slovenia, e Tatiana Braidic, 33 anni di Pradamano.
L’accusa nei loro confronti è di associazione a delinquere finalizzata a rapina impropria, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio. Nei confronti di un altro cittadino sloveno, Dusko Kostrevc, 46 anni di Novo Mesto, è stata decisa la misura cautelare del divieto di dimora nel territorio del Friuli Venezia Giulia.

Le indagini portate avanti dal pubblico ministero Andrea Gondolo (anche con l’ausilio di intercettazioni) hanno portato alla perquisizione di diversi immobili e al sequestro di una villetta a Buttrio, in via Cividale 50, di una casa popolare a Cargnacco, in piazza IV Novembre 7, della cosiddetta “Villa Giuseppe” a Pradamano, in via Udine 28, e di un locale commerciale a Manzano, in via Pietro Zorutti 32/6.
L’inchiesta è partita da un’intuizione del personale della questura di Udine dopo diverse denunce di truffa raccolte nel 2023. L’anno successivo si sono aggiunti i militari dell’Arma per altre analoghe segnalazioni e le fiamme gialle per i successivi controlli sui patrimoni.

Le condotte illecite contestate agli indagati sono innumerevoli, ma sostanzialmente raggruppabili in truffe, raggiri, rapine improprie e riciclaggio. Tutto ruotava attorno alla figura di Claudio Braidic, considerato il capo clan con sede a Villa Giuseppe. Un luogo dove, stando alla ricostruzione della Procura, si sono consumati gran parte delle ipotesi di reato. L’abitazione della famiglia Braidic, infatti, veniva utilizzata per incontrare le vittime dei raggiri e per convincerle a consegnare il denaro (ad esempio 60mila euro per l’acquisto di un camper o 15mila euro per due orologi) prima di sparire senza consegnare la merce.

Attività svolta tra il 2023 e il 2024 che ha portato la famiglia Braidic ad accumulare fino a 380mila euro, nonostante la provata incapacità a produrre in autonomia un simile reddito. La Procura udinese, richiamando singoli episodi di furto, truffa e rapina susseguitisi negli anni, ritiene plausibile che gli indagati abbiano utilizzato i profitti dell’attività criminosa, oltre che per far fronte alle esigenze della vita quotidiana dei singoli nuclei famigliari, anche per effettuare investimenti apparentemente leciti, acquistando beni immobili e mobili registrati. Da qui le accuse di riciclaggio e autoriciclaggio.
Claudio Braidic si è affidato all’avvocato Piergiorgio Bertoli. Gli altri legali chiamati a rappresentare le persone coinvolte nell’inchiesta sono, per ora, Guido Galletti e Riccardo Prisciano. Quest’ultimo, difensore di Caterina Kari, ha affermato: «Credo nell’innocenza dei miei assistiti e farò di tutto per dimostrare la loro completa estraneità ai fatti. Ritengo gravissimo ciò che è stato fatto: non si può mettere in carcere una madre di quattro figli, con l’ultima che ha appena 6 mesi ed è ancora in periodo di allattamento. Tutto ciò è gravissimo e non è ammissibile. Proporrò immediatamente riesame avverso la misura cautelare», ha concluso.
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