Record di olive in Friuli, ma non riusciamo a venderle

MANZANO. Una produzione da record alla quale, però, non segue di pari passo una commercializzazione adeguata. Il 2018 verrà probabilmente ricordato come l’anno dei record per l’olio extravergine d’oliva del Friuli Venezia Giulia.
Complice il clima favorevole di questa primavera verranno prodotti 25 mila quintali di olive e quasi 3 mila quintali di olio (tutto di categoria extravergine di oliva), quasi il triplo rispetto al 2017 quando la produzione di olive si fermò a 10 mila quintali a causa di un inverno particolarmente rigido con temperature minime arrivate anche a 14 gradi sotto lo zero e di una primavera siccitosa che mandò in stress le piante provocando una mancata allegagione della seppur abbondante fioritura.
Una vera e propria manna dal cielo per le 800 aziende in regione interessate a questa coltivazione – di queste, però, solo sessanta confezionano e vendono le bottiglie di olio extravergine di oliva - concentrate in poco più di 600 ettari, ma che rischia di non trasformarsi in vero e proprio guadagno.
«Perché la frammentazione di queste imprese è ancora troppo eccessiva e non si è pronti a commercializzare una quantità di prodotto così elevata», avverte Ennio Scarbolo, tecnico dell’Ersa.
Mediamente le aziende si sviluppano per soli 3-4 ettari. La produzione è quindi a uso familiare. Quelle più grandi arrivano al massimo a 18 ettari. Proprio l’ente regionale per lo sviluppo agricolo già alcuni anni fa aveva messo al bando la filosofia del “fasin di bessoi” che resiste ancora tra questi produttori, dando una propria ricetta «quella di riunirsi attorno a un grande marchio, Vueli o Oleis», spiega ancora Scarbolo.
Ma il messaggio non sembra essere stato colto appieno. Per non parlare poi del numero dei frantoi regionali autorizzati che è insufficiente in alcune zone: 2 sono a Trieste, di cui uno molto grande (lavora 20-25 quintali all’ora); 3 sono in provincia di Udine; a Pordenone, invece, non ce ne sono, sebbene la pedemontana sia uno dei territori più fertili insieme alle colline di Muggia e di San Dorligo della Valle, alla zona del Collio, ai Colli Orientali, e alle colline moreniche di San Daniele del Friuli.
Per questo motivo i piccoli proprietari della Destra Tagliamento portano a molire le olive a Cappella Maggiore in provincia di Treviso.
Eppure l’“oro giallo” friulano, che ha ripreso la propria produzione solo 14 anni fa, ha enormi potenzialità. «Potrebbe consentire una fonte di guadagno complementare alle altre colture - sottolinea Serena Cutrano, direttore generale Ersa -. La qualità è ottima e c’è spazio per nuovi mercati».
«Il nostro olio – aggiunge Scarbolo - è per il 95% di categoria extravergine di oliva alla fonte, indicativo del fatto che gli olivicoltori della regione hanno un’ottima preparazione tecnica e professionalità. Il grado di acidità è dello 0,01% quando il limite in Italia è dello 0,08%. Quindi è molto più di un extra vergine».
Di questo ed altro si parlerà alla quattordicesima edizione di “Olio e Dintorni” che si svolgerà dal 25 al 27 maggio a Oleis di Manzano a villa Maseri. La manifestazione è stata presentata nel palazzo della Regione di Udine dalla presidente di Arc Oleis&dintorni, Annamaria Chiappo che ha sottolineato l’importanza dell’evento che si svolgerà in concomitanza con Cantine Aperte.
Una sorta di trait d’union tra prodotti che verrà esaltata anche durante la seconda giornata quando si parlerà della ribolla gialla «che sta sempre più diventando un vino bandiera nella nostra regione con i duemila ettari messi a coltura entro il 2019», come ha precisato il tecnico dell’Ersa, Marco Stocco.
Un augurio agli organizzatori e agli 80 volontari è stato infine fatto dal presidente della Pro Loco di Manzano, Daniele Grattoni, e dal presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini. «Olio e Dintorni – ha dichiarato – è il miglior modo per raccontare i paesi e le nostre comunità».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto