Referendum, a Pordenone si voterà nei padiglioni della Fiera. E altri comuni valutano il “trasloco”
Se per Pordenone l’operazione Fiera è confermata – oggi è arrivata la risposta ufficiale dalla Prefettura, – molti altri Comuni si trovano nelle condizioni di cercare spazi alternativi alle scuole per allestire i seggi del Referendum di fine settembre.
Il via libera da Pordenone. I seggi elettorali per il referendum saranno tutti dislocati in Fiera. Per il sindaco Ciriani, che ha commentato la notizia, si tratta di un risultato importante "perché consentirà la continuità dell’anno scolastico appena iniziato. Il diritto di bambini e ragazzi di andare finalmente a scuola è sacrosanto, così come il diritto dei docenti di esercitare il loro ruolo e il diritto delle famiglie di non subire ulteriori carichi dopo mesi di lockdown".
In Fiera. Nel quartiere di viale Treviso si è giù lavorato sul possibile allestimento: quattro padiglioni da riconvertire in 48 seggi, tutti riorganizzati al loro interno con spazi che abbiamo i requisiti di sicurezza richiesti (ingresso e uscita) e le misure previste dalla normativa elettorale. Un’operazione che, come ha già anticipato il sindaco Alessandro Ciriani, vale circa 100 mila euro per le casse comunali, ma consente di non interrompere nuovamente le lezioni scolastiche dopo mesi di limitazioni per studenti e docenti.
Gli altri comuni. Anche un’altra decina di Comuni del pordenonese si trova nelle condizioni di cercare siti alternativi ai plessi scolastici. Hanno inviato diverse proposte all a Prefettura che proprio ieri ha inviato una comunicazione per dare alcune indicazioni pratiche nella ricerca degli spazi. Non tutti si sono mossi e questo non per mancanza di interesse per bambini e ragazzi, ma perché, specie i Comuni piccoli, spesso non hanno alternative in termini di spazi pubblici che rispecchino i requisiti richiesti dalla legge elettorale.
Le sedi che non vanno. Ci sono una serie di requisiti di legge da rispettare: la necessità di non avere spazi aperti e promiscui, la possibilità di avere ingresso (che deve poter essere chiuso) e uscita separati e un’area di attesa, la laicità dell’immobile, la presenza di servizi igienici e finestre (all’interno resta un presidio delle forze dell’ordine).
Per questa ragione, per esempio, non vanno bene tutte le palestre, sicuramente non vanno bene sedi di partito o oratori e parrocchie.
Le commissioni. La Prefettura, dopo aver gestito tutte le procedure legate all’emergenza Covid – si pensi alla mole delle richieste di ripresa dell’attività presentate dalle aziende dopo il lockdown –, emergenza che non è finita e che continua a richiedere molte incombenze, si deve ora dedicare anche alle incombenze elettorali. È infatti in seno al presidio territoriale del governo la commissione elettorale circondariale. Ci sono poi quattro commissioni elettorali (a cinque componenti ciascuna, tra rappresentanti prefettizi e persone nominate dalla Regione). In situazioni di emergenza, compete proprio a queste commissioni di di individuare siti alternativi.
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