Referendum, Di Battista (M5s) a Udine: “Se vince il no ricorderemo ogni giorno a Renzi di dimettersi”
UDINE. La sfida del M5s al Pd arriva fino in casa della numero due di Matteo Renzi. L’arma scelta è quella del referendum costituzionale di dicembre con il quale i grillini – uniti in questa battaglia assieme ad ampie fette del centrodestra – sperano di dare la spallata definitiva al Governo e andare alle urne per provare a prendere in mano le redini del Paese.
Una “guerra” che si gioca nei salotti televisivi, dove i pentastellati hanno ricominciato a essere presenti, ma anche e soprattutto nelle città.
Come a Udine, casa di Debora Serracchiani, dove Alessandro Di Battista e Raffaele Fico hanno fatto tappa per il loro “Treno Tour #IoDicoNo” che sta conducendo i portavoce grillini in giro per l’Italia a convincere i cittadini ad affossare l’esecutivo, prima ancora che “blindare” la Costituzione.
Un obiettivo evidente e chiaro anche in una piazza XX settembre riempita a tre quarti – più o meno 300 i presenti –, sintomo di quello che si era già percepito alle amministrative di primavera e autunno: da queste parti, almeno per il momento, il M5s non sfonda e non scalda gli animi come ad altre latitudini.
«Nelle Regioni dove si vive meglio – ha spiegato Fico – probabilmente facciamo un po’ più di fatica a emergere, ma stiamo crescendo anche in Fvg senza dimenticare che ogni regione ha una storia a sè. E poi a noi interessa poco arrivare primi, secondi o terzi in una consultazione. Abbiamo cominciato una rivoluzione culturale e sociale del Paese e non ci fermeremo».
Quello tsunami politico in Italia che secondo i grillini può partire soltanto dalla bocciatura della riforma Boschi. «Non possiamo consentire – ha attaccato Di Battista – ai partiti che ci hanno rovinato di scegliersi il 70% dei futuri deputati con l’Italicum e il 100% dei prossimi senatori che risponderanno soltanto alle loro segreterie.
Schifezze come la legge Fornero sono passate in Parlamento soltanto perché questo è formato da nominati che rispondono ai partiti e non al popolo. Stiamo combattendo una lotta meravigliosa, di democrazia e sono fiero del mio movimento e dei cittadini che continuano a riempire le piazze per sostenerci».
Di Battista boccia l’intero impianto della riforma, anche quello che, nel caso in cui dovesse vincere il Sì, eliminerebbe il concetto di competenza concorrente dalla nostra Carta.
«È una farsa – ha tuonato –, così come è stomachevole che il ministro Maria Elena Boschi faccia campagna elettorale sulla pelle dei malati dicendo che con la nuova Costituzione la sanità italiana migliorerà. Non è vero nulla, resterà tutto come adesso.
La realtà, invece, è che il Governo vuole togliere alle Regioni la possibilità di legiferare su temi come la politica energetica e le infrastrutture perché così se un domani il M5s dovesse esprimere i vertici di una Regione non potrebbe opporsi a nuove trivellazioni oppure bloccare il progetto della Tav.
Sono certo che gli italiani non si faranno abbindolare e bocceranno questa riforma con Renzi che si dovrà dimettere così potremo, finalmente, tornare a votare».
Le urne sono il “chiodo fisso” grillino. Non soltanto di Di Battista, ma pure di Fico. «Mi auguro che almeno per una volta – ha detto – Renzi mantenga la parola e il 5 dicembre salga al Quirinale per dimettersi. Dopodiché noi chiederemo al presidente della Repubblica di sciogliere le camere e andare al voto.
È l’unica soluzione per l’Italia e per questo dobbiamo votare in massa No al referendum bocciando una schiforma che sottrae il diritto di voto ai cittadini. Il nuovo Senato è una porcheria che non semplifica nulla con l’assurdità di pensare che un consigliere regionale, ma ancora peggio un sindaco con tutti i problemi amministrativi che affronta quotidianamente, sia in grado di svolgere una sorta di doppio lavoro».
Finisce così, con i militanti grillini che si riscaldano sorseggiando il brulè offerto dal Meetup udinese e la musichetta rockeggiante in sottofondo che ripete, in loop dal palco di piazza XX settembre, un motivetto dal messaggio inequivocabile: «All’Italia basta un no... cacciamolo». Chiaro, non è vero, a cosa puntano i grillini?
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