Referto “dimenticato” al Cup multa a monsignor De Antoni

Anche il vescovo emerito è incappato nell’attività avviata dall’Azienda sanitaria Dovrà pagare 94 euro per un esame del 2014. «Non sapevo di dover ritirare i risultati»
Di Vincenzo Compagnone

L’operazione-recupero crediti, avviata da circa un mese dall’Azienda sanitaria nella provincia di Gorizia, in relazione al mancato ritiro di referti medici al Cup, ha fatto una “vittima” illustre: l’arcivescovo emerito Dino De Antoni, per 13 anni presule della nostra diocesi prima di andare in pensione (a luglio compirà 80 anni) e lasciare il posto, nel 2012, a Carlo Maria Redaelli. Monsignor De Antoni, che ha continuato ad abitare a Gorizia in un appartamento di via Arcivescovado di proprietà della Curia, si è visto recapitare a casa un’ingiunzione di pagamento di 94 euro accompagnata dalla solita “minacciosa” postilla: se non provvederà a saldare il contro entro trenta giorni sarà avviata una procedura di riscossione coattiva mediante iscrizione a ruolo e invio di cartella esattoriale da parte di Equitalia.

Come mai? Ce lo racconta lo stesso presule dopo essersi recato all’Urp (Ufficio pubbliche relazioni) del San Giovanni di Dio per chiedere spiegazioni. «Sono caduto dalle nuvole – racconta monsignor De Antoni – nel 2014 mi ero recato in ospedale perché una dottoressa, che mi seguiva per il diabete, mi aveva prescritto un’ecografia all’addome, da effettuare con urgenza. Mi ero sottoposto all’esame e, per quel che ricordo, il risultato mi era stato comunicato direttamente dallo specialista che aveva eseguito la prestazione. Nessuno mi aveva detto che avrei dovuto andare poi a ritirare il risultato al Cup».

Fatto sta che, come sta avvenendo ora a circa 500 utenti dell’Azienda sanitaria, a distanza di due anni anche il presule ha ricevuto una raccomandata in cui gli si addebita l’intero costo della prestazione quando, a suo tempo, avrebbe pagato soltanto il ticket. La “pratica” è ora al vaglio dell’Ufficio legale che deciderà se annullarla o meno.

D’altra parte, quello riguardante De Antoni non è certo il più eclatante di una serie di casi che stanno “intasando” l’Urp. Come dicevamo, l’azienda ha fatto partire una serie di missive di recupero crediti per il mancato ritiro dei referti relativi a esami clinici entro il termine prestabilito di trenta giorni. Spesso le somme delle quali viene richiesto il pagamento sono alquanto elevate (a un’anziana è stato chiesto di sborsare, per due risonanze magnetiche, una somma pari quasi a quella della pensione), e a pagare sono invitati perfino i pazienti esenti dal ticket.

Formalmente, nulla da eccepire. L’errore è di chi non ha ritirato, a suo tempo, i responsi. Tuttavia l’entità della sanzione appare spropositata. E, soprattutto, ci si chiede: fino a qualche anno fa, poco dopo lo scadere dei trenta giorni, l’Azienda faceva recapitare a chi non aveva ancora ritirato il referto una “lettera di cortesia” in cui lo si esortava a mettersi in regola, pena – appunto – il pagamento integrale dell’esame. Nei casi individuati ora dall’Azienda, questi avvisi evidentemente non sono più stati inviati, altrimenti è impossibile che tanti pazienti, pur avendo ricevuto il sollecito, non si siano presentati al Cup correndo quindi il rischio di incorrere ora in un autentico salasso. Bisogna infine tener presente che chi non va a ritirare il referto lo fa in buonafede, ritenendo sufficiente la risposta data spesso in via “informale” dal medico che esegue l’esame dopo l’effettuazione dello stesso, come è capitato appunto all’arcivescovo.

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