Regionali, Roveredo rinuncia: «Non votatemi»

Lo scrittore candidato con Cittadini si ritira dalla corsa: «Serracchiani ci è rimasta male, io la sosterrò comunque»

UDINE. Pino Roveredo dice “no grazie”. Sceglie parole senza filtro per raccontare la rinuncia al Consiglio regionale. Prima le scrive su Facebook, poi spiega. Lo scrittore offre una visuale inquietante e sincera, uno spaccato della politica dove trionfa la fedeltà più che l’idea. Non ci sono totem come le auto blu contro cui prendersela: l’avversario è meno visibile e quindi più pericoloso.

«Ho provato a frequentare l’ipotesi di entrare in quel Palazzo che per anni ho anche combattuto – ha scritto –, però ho capito che non è possibile, non fa per me, ci vuole pelo (tanto) sullo stomaco per fare il politico. Chi prova a entrare con l’umiltà di un’esperienza e la consapevolezza di una coscienza che deve prendersi le sue responsabilità, rischia di essere stritolato nelle logiche del gioco politico e dalle trappole viscide delle malelingue». Roveredo è nella lista civica Cittadini per Serracchiani a sostegno della coalizione di centrosinistra.

Perché ha deciso di fare questo passo indietro?

«Pur essendoci un’aria di rinnovamento credo che l’apparato politico sia rimasto vecchio. Non mi ci ritrovo. Ero entrato nella in lista Serracchiani per portare voci di strada che ho raccolto in tanti anni, forse per distrazione mi sono trovato in lista 17 candidati: questo mi ha mandato in tilt».

Si aspettava una campagna elettorale diversa?

«Non sono capace di raccogliere voti, e questo è stato un primo motivo di ansia. Non volevo gareggiare con nessuno, non è nella mia indole andare a cercare i voti, andare nei mercati a stringere le mani, nei mercati ci andrò dopo il 21. E poi mi sono arrivate delle offese nei social network: andavano a dire che rincorressi la strada politica per una poltrona. Mi ha offeso, ho fatto molta fatica per essere quello che sono oggi. Per me che ho vissuto in maniera indegna per anni la dignità è importantissima».

La candidatura le era stata presentata in modo diverso?

«Sì, l’idea era che io portassi il mio contributo, dal sottoscala della condizione, dove ci sono gli ultimi. Forse nella frenesia della campagna mi sono trovato spiazzato: non voglio fare il concorrente».

È un problema di troppi candidati in lista?

«Non volevo certo la garanzia del posto, quanto il rispetto sui contenuti che posso portare. Avevo detto alla lista che volevo portare la strada nel palazzo, invece c’è stata una completa dimenticanza dei temi. Mi sono trovato a Palmanova con tutti i candidati, mi sono sentito abbastanza inutile».

Ha pensato che la politica è un altro mondo?

«Sì, ho scritto che ci vuole pelo per fare politica. Nonostante ci sia la voglia di cambiare. La vecchia politica ha le sue tracce. È un vecchio modo di fare campagna elettorale».

Voterà comunque Serracchiani?

«Ci è rimasta male, non ha capito il mio dolore. Ma continuo a sostenere che lei è il miglior presidente».

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