Resa dei conti dem: l’opposizione chiede le dimissioni di Grim
UDINE. Un’altra tappa di avvicinamento al “bottino grosso” chiamato Regione è stata quasi archiviata. Ma nel tourbillon delle amministrative del Fvg non c’è tempo per respirare. A partire dal Pd dove, ieri, il senatore Lodovico Sonego ha chiesto la “testa” della segretaria regionale Antonella Grim.
«È del tutto evidente – ha detto – che dopo il ballottaggio la discussione nel Pd regionale non può che iniziare dalle dimissioni della segretaria e dalla disponibilità di Serracchiani, che sarebbe un fatto nuovo, a discutere delle politiche della Regione e nel Pd. Il voto nei Comuni è anche un giudizio sulla Regione».
Politiche in vista della primavera del 2017 quando andranno al voto 26 Comuni per l’elezione del sindaco e il rinnovo dei rispettivi Consigli. E in gioco ci sono Municipi pesanti come Casarsa, Cervignano, Cormons, Lignano o Tarvisio, ma, soprattutto, i due “scalpi” pregiati in ballo fra qualche mese: Azzano Decimo e Gorizia. Principalmente nel capoluogo isontino, inoltre, si giocherà la partita più importante nella scacchiera chiamata comunali.
Da quasi dieci anni nelle mani di Ettore Romoli – al secondo mandato e quindi fuori dai giochi –, Gorizia diventa il terreno di caccia di centrodestra – in cerca dell’ennesima conferma con il consigliere regionale di Forza Italia Rodolfo Ziberna candidato in pectore – e di un centrosinistra che al momento dà ancora l’impressione di essere alla ricerca di una difficile sintesi. Perché c’è già in corsa l’assessore provinciale Federico Portelli, fuoriuscito dal Pd, così come Mara Cernic, mentre i dem sperano, alla fine, di fare quadrato su Roberto Collini.
Bisognerà trovare una soluzione a breve, in altre parole, considerato come il centrosinistra non può permettersi di lasciare Gorizia al centrodestra dopo aver abdicato a Pordenone e Trieste. Non lo può fare per non perdere ulteriormente terreno e presentarsi un anno dopo alla “madre di tutte le elezioni” locali – leggasi le Regionali – con il morale sotto i tacchi. Particolare non insignificante, poi, nel 2018 si voterà anche in 12 Comuni tra cui Udine, l’unico capoluogo ancora nelle mani di una giunta di centrosinistra. Furio Honsell, però, è al secondo “giro” e quindi non si potrà più contare su di lui.
Bisogna trovare un candidato, quindi. In pole position c’è il consigliere regionale Vincenzo Martines (già vicesindaco con Sergio Cecotti e nei primi cinque anni di Furio Honsell), ma non sono da scartare nemmeno le ipotesi che portano a un nome più giovane (come l’attuale assessore al Commercio Alessandro Venanzi) e vanno sempre tenute in considerazione le velleità di candidatura dell’ex potentissimo assessore della giunta guidata da Riccardo Illy Enrico Bertossi.
Il centrodestra? La sensazione, netta, è che visto il filotto di vittorie ottenute in questi mesi, prima di concentrarsi sul candidato sindaco di Udine, penserà a chi schierare in Regione contro il centrosinistra, – sia esso rappresentato da Debora Serracchiani, Sergio Bolzonello o Cristiano Shaurli – per quanto i due discorsi, ovviamente, viaggino su binari non distanti tra loro.
Massimiliano Fedriga ha lanciato il suo nome da mesi, Renzo Tondo, in cuor suo, spera ancora di poter fungere da catalizzatore del centrodestra e di andare a caccia di rivincita dopo il flop (o se preferite il suicidio politico) del 2013.
E poi c’è Riccardo Riccardi le cui quotazioni da stabili diventerebbero in netto rialzo se dovesse portare a casa Codroipo dopo il guazzabuglio sulle alleanze degli scorsi mesi chiuso grazie all’opera di tessitore svolta sul territorio. Variabili, queste, da tenere tutte in considerazione e certamente mutevoli, ma con una certezza. Date le percentuali raccolte da Lega e Forza Italia – domenica e qualche mese fa – è ardito pensare che alla fine la scelta non cada all’interno di questi due partiti, a meno che non si ritorni all’antico puntando su Tondo. Con buona pace di quanti “tifano” per un nome esterno. Alla Sergio Bini, per intenderci.
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