Residenze facili a Lignano, così si compravano i voti: inchiesta sulla mafia in Friuli

Indagine  della Direzione investigativa antimafia di Trieste sulle elezioni 2012. Nel mirino anche l'ex vicesindaco Iermano e l’allora comandante della Polizia locale, Vizzon
Lignano 06 Maggio 2012 elezioni Telefoto Copyright Petrussi Foto Press Turco
Lignano 06 Maggio 2012 elezioni Telefoto Copyright Petrussi Foto Press Turco

LIGNANO SABBIADORO. Immaginiamo un gruppo di famiglie campane che, di punto in bianco, prende armi e bagagli e si trasferisce al nord. Non sappiamo cosa facciano nella vita.

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Quel che è certo è che scelgono di stabilirsi a Lignano Sabbiadoro, minuscolo comune friulano che, d’estate, esplode di vita e turismo.

La Direzione investigativa antimafia di Trieste, che su quell’insolito esodo ha puntato da tempo la lente, l’ha definita una «migrazione organizzata».

E l’ha spiegata così: residenze in cambio di voti alle elezioni amministrative.

O meglio: voti in cambio di chissà che cosa. Perchè, guarda caso, gli arrivi avvenivano proprio in periodi di campagna elettorale.

Quella finita al centro dell’inchiesta coordinata dal procuratore di Trieste, Carlo Mastelloni, si riferisce al biennio 2011-2012.

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È stata la Relazione annuale della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo sul periodo compreso tra il 1° luglio 2015 e il 30 giugno 2016, presentata ieri al Senato, a togliere il velo sull’indagine, tutt’ora in corso e coperta ancora dal riserbo investigativo.

Considerandola un «esempio della capillare penetrazione della malavita organizzata nel tessuto legale del Fvg», il consigliere Giovanni Russo, che ha curato il capitolo dedicato al distretto di Trieste, ha ritenuto comunque di farvi cenno. E di indicare anche colui che, da quella migrazione, avrebbe tratto gli auspicati benefici.

«La sofisticata e complessa operazione spostava circa 400 preferenze – scrive Russo – che andavano a vantaggio dell’allora vicesindaco, anch’esso di origine napoletana e poi risultato primo fra gli eletti in Consiglio comunale».

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Ed è lo stesso rapporto a suggerire anche il nome di chi avrebbe favorito la riuscita del piano. «Per accelerare le pratiche dei richiedenti la residenza a Lignano – continua, rilevando peraltro come quelle provenienti da altri Comuni «non siano per nulla brevi» – si mobilitava il comandante della Polizia municipale».

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L’allora numero uno dei vigili urbani, insomma, «che verrà indagato per vari reati connessi» a quella sorta di corsia preferenziale. Spiega Russo come «l’uso politico» di tutta l’operazione avrebbe fruttato al vice sindaco un incarico non meno strategico.

«Forte del consenso popolare raggiunto – scrive – chiedeva e riusciva a ottenere la presidenza della Commissione edilizia di Lignano Sabbiadoro, deputata soprattutto alla stesura e variazione del Piano regolatore urbanistico».

Da qui, l’ennesimo colpo di grazia alla “fu” isola felice. «Stupisce – osserva la Dna – come tutto ciò sia potuto accadere senza che destasse allarme nelle istituzioni locali. Ciò rende lecito il sospetto che anche nel territorio del distretto triestino insistano zone di omertà amministrativa». Le cosiddette zone grigie, appunto.

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Gli identikit tracciati nella relazione lasciano poco margine di dubbio sull’identità di almeno due dei presunti indagati di un registro potenzialmente molto più affollato. Non foss’altro per il numero degli elettori che avrebbero aderito al voto di scambio.

A riconoscersi, ma anche a cadere letteralmente dalle nuvole e dichiararsi totalmente estraneo alla vicenda è Giovanni Iermano: vicesindaco fino al 2012, nell’allora Giunta del sindaco Silvano Delzotto, e oggi consigliere comunale di Forza Italia.

All’ultima tornata elettorale, lo scorso 11 giugno, è stato il più votato nella coalizione di centrodestra, con 138 preferenze. Nel 2012, ne aveva incassate 152 e anche allora era risultato il più gettonato. L’anno al centro dell’inchiesta della Dia, quindi, quando le urne tuttavia non premiarono la sua coalizione.

A imporsi, nonostante l’operazione ipotizzata dagli inquirenti, fu il rivale di Delzotto, cioè quel Luca Fanotto confermato sindaco anche dieci giorni fa.

«Non so assolutamente niente di questa storia. Zero assoluto – ci ha detto Iermano –. L’ho appreso adesso (ieri, ndr) dal web. Non vorrei che fosse una notizia falsa.

E comunque, se quello di cui si parla dovessi essere io, chiederei subito di essere sentito. Sono perfettamente tranquillo. Lei lo sa quante persone ho contattato in campagna elettorale? Tantissime. Posso fare l’elenco. Beh, dei 138 voti che ho preso questa volta, 137 sono tutti di elettori del nord. L’unico voto meridionale è il mio».

L’altro identikit porta a Giorgio Vizzon, all’epoca comandante della Polizia municipale, oltre che già sindaco di San Michele al Tagliamento.

«Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia – spiega, a sua volta basito di fronte alla notizia –. Tra l’altro, le verifiche anagrafiche non sono svolte dal comandante, ma dagli agenti accertatori.

A oggi, mi risulta che nemmeno a loro sia arrivato qualcosa. Il Comando di Lignano gestisce centinaia di verifiche anagrafiche l’anno. Comunque, ben vengano i controlli e le indagini, perché il mio comportamento è sempre stato cristallino e le indagini sono una tutela anche per me».

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