Restauro degli affreschi nuovi fondi per l’abbazia

SESTO AL REGHENA. Il quadro dei finanziamenti per il restauro degli affreschi dell’antica abbazia benedettina di Santa Maria in Sylvis, a Sesto al Reghena, è completo. La Regione ha impegnato 33 mila euro che rappresentano la terza e ultima tranche, in aggiunta ai 200 mila del primo lotto e ai 194 mila del secondo. Soddisfatti il consigliere regionale Daniele Gerolin e il parroco di Sesto, l’abate monsignor Giancarlo Stival.
Da un anno è stato avviato il primo lotto. La ditta Magri di Roveredo in Piano sta restaurando gli affreschi trecenteschi di scuola giottesca, tra i quali L’albero della vita, L’incoronazione della Vergine, le storie di San Benedetto e di San Pietro, L’incontro dei tre vivi e dei tre morti. Uno dei pittori è identificato col Maestro del coro della cappella degli Scrovegni di Padova. Poco più di cent’anni fa era stato fatto un lavoro di riscoperta di queste opere. Era avvenuto asportando gli intonaci, ma il velo di calce era rimasto e continuava la sua azione di “mangiarsi i colori”. Gli affreschi apparivano come coperti da una patina biancastra. Ora stanno tornando all’antico splendore. «I lavori di questo lotto – spiega monsignor Stival – continueranno un altro anno, ma dopo Pasqua potremo già svelare L’albero della vita, il pezzo più bello dell’abbazia. E, sempre dopo Pasqua, potrà partire anche il secondo lotto da 194 mila euro».
La seconda parte dei lavori riguarderà il soffitto del vestibolo d’ingresso all’abbazia. «Si tratta di recuperare tavolette dipinte, il cui legno risale intorno al 1450, e travi che hanno una certa età – evidenzia Stival – Opere realizzate da ignoti artigiani. Se ne occuperà la ditta italo-tedesca di André Zehrfeld, che ha lavorato anche al restauro della chiesa di Cordenons e al cimitero degli eroi di Aquileia». Del terzo lotto da 33 mila euro, come indica l’abate, se ne occuperà di nuovo la ditta Magri: «Grazie alla nuova somma concessa dalla Regione potremo restaurare, sempre nel vestibolo, affreschi quali il Giudizio universale, il Paradiso e l’Inferno. Opere realizzate negli anni prima del 1506 da tale Antonio da Firenze, che aveva una bottega a Udine, e dalla sua scuola».
Monsignor Stival ricorda che l’abbazia, uno degli edifici storici più importanti della regione, negli ultimi anni ha già potuto godere di fondi per rinnovare finestre, tetto e ambienti, oltre ai restauri che si stanno portando avanti. (a.s.)
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