Retribuzioni nel privato: in Fvg gli stipendi medi sono i più bassi del Nord

UDINE. Il Fvg è la regione del Nord in cui i dipendenti del settore privato guadagnano peggio. La retribuzione annua lorda (Ral) osservata attraverso il calcolatore del JobPricing è ferma a 28 mila 567 euro nella nostra regione, mentre la media del Nord è di 30 mila 622 euro. Prima è la Lombardia con 31 mila 692 euro, seguita da Trentino-Alto Adige con 30 mila 786 euro ed Emilia-Romagna con 30 mila 455 euro. Il Veneto è penultimo con 29 mila 447 euro.
«Lo stipendio nel privato è collegato al successo del datore di lavoro e alla qualità del personale, per cui non mi stupiscono le posizioni apicali – ha osservato il commercialista ed economista, Claudio Siciliotti –. Diversa invece la partita interna». Perché infatti, scendendo nel dettaglio della regione, nella classifica delle province è Trieste a piazzarsi meglio, grazie a un 13º posto nazionale con una Ral di 30 mila 269 euro. Udine è distaccata, dobbiamo arrivare al 44° posto per trovare il capoluogo friulano, con 28 mila 326 euro (quasi 2 mila euro l’anno in meno rispetto ai cugini triestini).
Dieci posizioni più in basso c’è Gorizia, con un Ral di 27 mila 692 euro e, ultima, Pordenone al 64° posto (su 107) con 27 mila 141 euro. Probabilmente a Trieste le medie delle retribuzioni vengono trainate dalla presenza di alcune grandi industrie, ma «c’è più vitalità imprenditoriale a Udine, Pordenone e Gorizia – ha assicurato Siciliotti –. Per cui la loro posizione mi stupisce».
Scalando la classifica, i primi tre posti sono occupati da Milano (34 mila 302 euro), Monza-Brianza (32 mila 161) e Bolzano (31 mila 946) ed è evidente che qui si incrocino tre dinamiche: le potenze economiche delle singole province, il costo della vita e la qualità stessa della vita. Chiudono la classifica tre città del Sud: Ragusa (24 mila 84 euro), Crotone (23 mila 871) e Messina (23 mila 668). C’è un altro tema che esula dalla ricerca di JobPricing, ed è la differenza salariale fra uomo e donna, realtà anche per il Fvg.
«Questo è un errore grossolano perché sovente la produttività delle donne è nettamente superiore, ma il ruolo sociale la mette nelle condizioni di accettare quello che un uomo non accetterebbe – ha spiegato Siciliotti –. Non è assolutamente una questione di qualità. Ma tutti dovrebbero capire che il lavoro del futuro sarà sempre più autonomo e meno dipendente, sarà più a tempo determinato e meno indeterminato e sarà più rosa che azzurro. Sarà inoltre più privato che pubblico, perché la tragedia è la ricerca del posto pubblico.
Lo Stato è un datore di lavoro che non fallisce e il 27 versa lo stipendio. Ma passare otto ore in un posto di lavoro non significa avere lavorato. Lavorare significa creare valore e ci sono occupazioni che non creano valore.
Nel futuro ci sarà sempre più il pubblico che si misura con l’efficienza e il privato che si misura con la responsabilità sociale, perché il privato gestisce risorse che non gli appartengono, come la terra, l’aria e l’acqua. Per cui si diffonderà nel privato una sensibilità ambientale e sociale e nel pubblico una ricerca dell’efficienza».
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