Ribelli delle Uti e Regione verso il braccio di ferro
UDINE. Tengono la barra dritta i sindaci che hanno promosso ricorso contro la delibera preliminare delle Unioni territoriali intercomunali. E non mollano nel braccio di ferro con la Regione. Non appena la giunta approverà l’atto definitivo - è ormai questione di giorni -, impugneranno anche quello.
Subito dopo “incroceranno le braccia”. Intenzionati come sono a boicottare la riforma sul campo, nella sua fase attuativa, rifiutandosi di approvare atti costitutivi e statuti delle future Unioni. Il risultato? Sta scritto in legge. In assenza di voto unanime da parte della conferenza dei sindaci di ogni Uti, la Regione è chiamata a nominare un commissario ad acta così che, forte di poteri sostitutivi, provveda all’attuazione della riforma.
Accadrà, verosimilmente, in tutte e 18 le Unioni. In ognuna siede infatti almeno uno dei sindaci ricorrenti. L’ipotesi non spaventa i 58 amministratori che anzi, riuniti mercoledì sera nella sala del consiglio in Provincia a Udine, hanno fatto strategia e valutato attentamente ogni mossa. Tantomeno spaventa l’assessore alle autonomie locali, Paolo Panontin.
«I sindaci hanno deciso di adottare questa strategia, sono un numero non banale, ma ribadisco che si tratta di un’iniziativa meramente politica, non a caso si riuniscono a palazzo Belgrado», ha commentato. La nomina dei commissari? A sentire Panontin «produrrà un appesantimento più che un rallentamento nell’attuazione della riforma», quanto al ricorso «sarà l’occasione per un chiarimento definitivo - è tornato a dire ieri l’assessore -: se i sindaci dovessero avere ragione prenderemo atto e adotteremo contro-misure, se viceversa dovessero aver torto, mi auguro depongano le armi e mi auguro anche per loro che l’eventualità non rappresenti un ipotesi di danno erariale». Riuniti in quaranta in provincia, i primi cittadini hanno definito le prossime mosse.
«Anzitutto presenteremo un nuovo ricorso contro il piano di riordino territoriale definitivo - spiegano i sindaci Renato Carlantoni (Tarvisio) e Mauro Zanin (Talmassons) -, quindi voteremo contro l’atto costitutivo e lo statuto delle Uti in sede di conferenza, facendo sì che la Regione nomini i commissari, atto che impugneremo a ruota, chiedendo, per quello sì, la sospensiva».
Al netto della strategia, l’assemblea è stata per gli amministratori un’occasione per caricarsi a vicenda. E per rispolverare le ragioni del ricorso, promosso contro «una riforma che non trova precedenti, fondata com’è - per i legali Enrico Bulfone e Teresa Billiani - su 2 elementi portanti. Uno coercitivo, l’altro punitivo-sanzionatorio».
Elementi che i legali hanno ricordato puntualmente: «L’Unione tra Comuni (sopra i 3 e 5 mila abitanti) è obbligatoria così come l’esercizio di numerose funzioni in forma associata, la perimetrazione delle Unioni è imposta dalla Regione che sancisce anche la decurtazione pari al 30% delle risorse finanziarie ai Comuni che non aderiscono all’Uti senza contare infine che è previsto il potere sostitutivo della stessa Regione in caso di mancata adozione di “atti obbligatori” previsti dalla legge, con conseguente nomina di un commissario ad acta. Ci vuole coraggio - hanno concluso - a tacciare per sabotatore chi non accetta, in uno stato democratico, un metodo impositivo e punitivo. Pensiamoci».
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