Riccardi: «Forza Italia riparta dalle piazze dei nostri Comuni»
UDINE. È stato il più votato nel Pdl con 6.837 preferenze. Non è bastato per diventare capogruppo in Consiglio regionale, ma è servito per imboccare la strada verso la leadership del nuovo centrodestra. Riccardo Riccardi è pronto a un ruolo da protagonista: se non da segretario, di certo da candidato forte per le prossime tornate elettorali.
Le Europee potrebbero essere la sua rampa di lancio verso altri traguardi in Friuli Venezia Giulia o a Roma. Nel frattempo non si sottrae dal dibattito sul futuro del Pdl, cogliendo l’occasione per parlare anche della sua mancata nomina a capogruppo in Regione e del profilo che dovrà avere il nuovo leader del centrodestra in Friuli Venezia Giulia.
Il coordinatore regionale del Pdl Gottardo sembra pronto a fare un passo indietro. Lei lo chiede da tempo, soddisfatto?
La prima cosa da fare quando ti vengono assegnati i ruoli, è capire se c’è qualcuno pronto a riconoscerteli. Nel mondo, anche in quello politico, non conta l’autorità ma l’autorevolezza. Se quest’ultima manca, quel ruolo resta scritto solo nell’organigramma.
Come dire che Gottardo non è riconosciuto?
Le mie considerazioni su Gottardo non sono mai state personali. Semplicemente penso che, al di là della contabilità elettorale, dopo aver perso il Comune di Trieste, le politiche e le regionali, fosse inevitabile un cambio al timone. Quando arriverà, sarà sempre troppo tardi.
Si parla della necessità di un ricambio generazionale nel Pdl. Che ne pensa?
Sono d’accordo. Il futuro però non potrà basarsi soltanto sulla carta d’identità. Dovrà essere il giusto equilibrio tra novità, esperienza e competenza.
Requisiti che portano a lei e a Blasoni?
Questa è la filastrocca che cantano quelli che preferiscono resti tutto com’è. I capi non si incoronano, ma si eleggono con il consenso.
Da dove ripartire?
La prima Repubblica cercava i giovani e li avvicinava alla politica: li incuriosiva, li portava a scuola e poi li mandava a fare esperienza nei Comuni. Se avevi cuore e stoffa diventavi consigliere comunale, assessore, sindaco e poi altro. Bisogna ripartire dalle piazze dei nostri Comuni. Vogliamo una nuova classe dirigente formata solo sui blog o qualcuno che si misura ogni giorno con pregi, difetti e difficoltà della nostra gente?
Alessandro Colautti auspica un congresso per l’elezione del nuovo segretario regionale. Condivide?
Sono d’accordo, anche se il consenso e la democrazia non si possono prendere solo quando comoda.
Si riferisce alla sua mancata nomina a capogruppo?
Non so se sia una nomina mancata. Comunque, se lo fosse, è figlia di tanti, non soltanto di Colautti. Ma è un buon esempio: quando la gente vota e poi nessuno ne tiene conto, perché meravigliarsi se metà degli elettori se ne resta a casa?
Ora però Berlusconi rivuole Forza Italia: per chi arriva da altri partiti sarà un problema.
Non credo che il problema siano le sigle. I problemi sono le posizioni, le regole e i progetti. L’area moderata con una cultura di governo in Italia va riorganizzata, Berlusconi l’ha capito, come sempre, prima di altri. Le posso fare un esempio a casa degli altri che riguarda anche noi?
Prego...
Si tratta del parcheggio di piazza Primo Maggio, a Udine. Il centrosinistra classico governa, decide di fare un’opera pubblica e a cantiere aperto esplode la polemica all’interno della coalizione che sostiene il sindaco. Nel centrosinistra ci sono ali estreme che presentano posizioni inconciliabili con la voce del verbo governare. Crede possa durare? Io no, per questo vedo scomposizioni e ricomposizioni inevitabili. E direi che uno dei primi problemi del centrodestra in questa regione sia individuare chi candidare a sindaco di Udine. Ho come la sensazione che alcuni nodi arriveranno al pettine. Honsell, dopo aver fatto un consigliere e un assessore regionale e due parlamentari, crede non pensi ad altro?
Ma lei l’avrebbe fatto quel parcheggio?
No, e non sono certo un no Tav. Avrei semplicemente ascoltato quello che diceva la sorella del sindaco nel 2007 in uno studio agli atti della Provincia. Quel parcheggio non si doveva fare lì.
Torniamo alla politica regionale.
Resta il fatto che nella nuova Fi non sarà facile tenere insieme gli ex forzisti con gli ex An, non crede?
Non mi è mai interessato il passato nel Pdl, figuriamoci ora. Il problema non sono le sigle, ma chi e cosa ci va dentro.
Quindi chi vedrebbe bene come nuovo leader regionale del centrodestra?
Penso ci siano due scenari possibili: l’imprenditore di successo o chi sta in Parlamento o in Consiglio regionale. Considero fondamentale però individuare e sostenere un nostro unico candidato regionale per riprovare a eleggere un parlamentare europeo. Una competizione molto difficile, ci vogliono almeno 50 mila preferenze. A me piace la storia: il centrosinistra di Illy battuto da Tondo nel 2008, da dove ripartì?
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto