Ricordo di Antonio Zanussi: un secolo fa quell’idea che cambiò Pordenone

PORDENONE. Era il 1916 quando il giovane Antonio Zanussi decise di mettersi in proprio fondando in corso Garibaldi, a Pordenone, l’Officina fumisteria Antonio Zanussi, rivolta alla fabbricazione e riparazione delle stufe a legna. I tempi erano difficili – lo raccontano con dovizia di informazioni Nico Nanni e Piero Martinuzzi nel libro “Lino Zanussi” di recente riedito dal Comune di Pordenone –. La prima guerra mondiale stava imperversando. Proprio allora prese avvio la storia della Zanussi, il colosso del bianco.
Cominciando dal nulla e senza capitali. Un successo che partì dal pensiero lungimirante e intraprendente di un uomo, “Sior Toni” come molti avevano l’abitudine di chiamarlo mantenendo nei suoi confronti sempre un grande rispetto.
Quest’anno in occasione dei 100 anni dalla fondazione della Zanussi e dei settanta dalla morte del suo capostipite (avvenuta il 21 novembre 1946), il Circolo degli anziani del lavoro Zanussi Electrolux e la famiglia Zanussi, in collaborazione con l’associazione La Voce e con il patrocinio del Comune di Pordenone, lunedì, alle 11, nella corte Antonio Zanussi in piazza della Motta a Pordenone, hanno deciso di organizzare una cerimonia per ricordare questo momento che fu importante per la storia non soltanto della città, ma anche di tutto il territorio circostante. Oggi ad Antonio Zanussi è intitolato il principale centro culturale di Pordenone, la casa dello studente.

Nato nel maggio 1890 a Brugnera, Antonio decise di trasferirsi a Pordenone dove cominciò a lavorare alle dipendenze di una ditta, la Cigolotti, che riparava stufe a legna, segnò la storia di una città. In quel periodo conobbe Emilia Michelotto, che sposò dopo qualche tempo. Erano anni, come si può immaginare, molto difficili per la guerra e per la vicinanza al fronte.
Allora, arrivò il primo figlio di Antonio ed Emilia, Guido, e poi Lino, mentre Antonino nacque dalla seconda moglie, Irma Cinat. Terminata la guerra, il suo progetto imprenditoriale cominciò a ingrandirsi e per questa ragione fu necessario spostare la ditta.
Si costruì allora una palazzina a pochi metri di distanza dalla sede precedente, oggi al civico 43. Allora, come ricordano molti, non c’erano festività e neppure domeniche di riposo. Si lavorava senza sosta. Erano tempi duri ma autentici, costituiti da grandi lavoratori pieni d’ingegno e volontà, ricchi di progetti comuni, e di imprenditori lungimiranti.

Nel 1926 la Zanussi cominciò a uscire dalla dimensione artigianale. Poi nel 1933 arrivò il marchio Rex suggerito da quel famoso transatlantico che solcava gli oceani e che rappresentava la modernità. Nel novembre 1946, Antonio vide un terreno adatto in via Montereale per potersi ingrandire e quel 21 novembre di sicuro tanti progetti gli passarono per la mente. Non si curò dei problemi di cuore di cui da qualche tempo soffriva e che avrebbero dovuto imporgli ritmi più calmi e soprattutto poche emozioni.
La sua morte, avvenuta a soli 56 anni, provocò un grande cordoglio. Antonio, ormai il più grande imprenditore della città, lasciava ai figli in eredità un’azienda con 250 dipendenti. E soprattutto un sogno, quasi realtà, da completare.
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