Riduzione in schiavitù, l’ex agente Ros di Caneva rinviato a giudizio

Chiusa la prima fase dell’indagine “Sesso e ciclismo”. Assoluzione per un secondo caso di sfruttamento della prostituzione

CANEVA. L’ex agente della polizia municipale di Caneva Fabrizio Ros, 42 anni, è stato rinviato a giudizio dal gup del tribunale di Trieste Guido Patriarchi per le ipotesi di reato di riduzione in schiavitù e favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

È stato invece assolto, per non avere commesso il fatto, da uno dei tre capi di imputazione che gli erano addebitati. Il processo, davanti alla Corte di assise di Udine, comincerà il 29 settembre. Con il provvedimento di ieri si chiude la prima fase dell’indagine che, due anni fa, venne denominata “sesso e ciclismo”.

Il gup ha riconosciuto l’ipotesi di reato di riduzione in schiavitù formulata dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Giorgio Milillo. L’ex agente, nella sostanza, quale «reclutatore» avrebbe indotto una donna straniera, in concorso, a restare in uno chalet in località Gaiardin, da settembre a dicembre 2005, fornendole alimentari «a mera discrezione», inducendola «a prestazioni sessuali con plurime persone». Il tutto con la promessa di regolarizzare la sua posizione.

Il secondo capo di imputazione fa riferimento al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione della stessa donna, con l’aggravante della carica di pubblico ufficiale.

L’ex agente, come detto, è stato assolto «per non avere commesso il fatto» dall’accusa di avere favorito la prostituzione, in concorso, di un’altra donna straniera, tra settembre 2010 e gennaio 2011 in appartamenti di Porcia e Fontanafredda.

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