Rifiuti e buco milionario, Lignano riesce a ripartire
LIGNANO. Lo hai, ma non lo puoi toccare: denaro contante pronto all’uso, ma reso virtuale grazie a un folle harakiri. Denaro congelato dal patto di stabilità, appunto. Capita a tutti i Comuni. E il gioco di parole del “mal comune...” non è consolatorio. Lignano di milioni già finanziati, ma stoppati da quel “patto” scellerato ne ha 29, che farebbero ripartire cantieri importantissimi per il rilancio locale: il lungomare Trieste, l’ampliamento dello stadio Teghil, il Pronto soccorso, il rifacimento di diverse strade, il cinema City, la copertura dei campi da tennis, la ristrutturazione del Faro rosso, il 2° lotto dell’area Alpe adria e via dicendo.
Ma tant’è!, e come non bastasse questa follia, sul tavolo del sindaco Luca Fanotto di mezzo ci si è messa una grana terribile da circa 7 milioni di euro, un’eredità pesantissima della precedente amministrazione che Fanotto ha affrontato di petto. Si è chiuso in ufficio, ha compulsato faldoni su faldoni per quasi un anno, ha studiato, ha trovato la soluzione e alla fine ne è uscito vincitore.
O meglio, come dice lui stesso, con la soluzione più economicamente vantaggiosa per l’ente. Tostissimo, il Fanotto. Che chiude in modo definitivo due contenziosi pesantissimi e si si prende la prima, mirabolante vittoria sui detrattori che lo vorrebbero inghiottito in Comune senza battere chiodo. Già, tostissimo, perché ha un obiettivo certo: dare corso al suo programma.
«E io – sottolinea – le promesse le mantengo». Come quella appunto di risolvere quel caso che poteva tradursi in un de profundis per Lignano. I fatti. Tutto comincia nel 2004 quando il Comune affida alla ditta Ecoverde il servizio di raccolta dei rifiuti. Il rapporto s’incrina e nel 2006 l’amministrazione interrompe il rapporto contrattuale, addebitando una serie di adempimenti alla ditta appaltatrice.
Nel 2006 dopo la revoca dell’incarico, in piena stagione estiva, nella transizione del servizio in capo ad altro affidatario, i cassonetti di proprietà della Ecoverde furono lasciati su tutto il territorio assieme a quelli della nuova affidataria, con grossi problemi di svuotamento dei primi, conseguente aumento del costo del servizio e grave danno all’immagine della località.
A seguire, ci sono stati 5 ricorsi tra Tar e Consiglio di Stato, promossi da Ecoverde, ricorsi definitivamente conclusi con una dichiarazione di incompetenza del giudice amministrativo a decidere sulla questione, rimettendo la materia del contendere al giudice ordinario. Nell’ottobre 2009 Ecoverde fallisce. Il Comune presenta allora domanda per l’insinuazione allo stato passivo per chiedere i danni alla ditta. Nel giudizio legato all’impugnazione della mancata ammissione allo stato passivo si costituisce anche la Curatela fallimentare eccependo gli addebiti mossi dal Comune e chiedendo la somma ammontante a euro 1.777.494,67 per fatture impagate più interessi e rivalutazione monetaria e spese di lite, nonché l’ulteriore somma di euro 4.522.955,33 per danno da anticipata interruzione dell’appalto.
Contestualmente, la stessa Curatela notifica al Comune decreto ingiuntivo, richiedente la somma ammontante a 1.777.494,67 euro per le fatture impagate più interessi e pese di lite, per una somma complessivamente ammontante ad euro 2.574.993,00. Tale decreto viene successivamente opposto dal Comune di Lignano. Nasce così un lungo braccio di ferro tra dare a avere tra Comune e curatela. Fanotto irrompe sulla scena e trova il bandolo della matassa con un accordo vantaggioso per l’ente rispetto agli originali importi. E chiude la transazione per un totale di 1.031.373,50 euro fatture emesse da Ecoverde non contestate, mai pagate, dice Fanotto, e il resto per interessi. Una prima tranche è già stata pagata, nel mentre la delibera è stata trasmessa alla Corte dei conti.
Tuttavia, la transazione incide per circa 500 mila euro sul patto di stabilità. Senza contare che nella parte legata alla cronistoria – argomenta il primo cittadino – emergono pesanti profili di criticità. «Ad esempio – spiega – la polizza fideiussoria, a garanzia del corretto adempimento, allegata al contratto con Ecoverde e ammontante a 1.914.419,89, delle Assicurazioni Generali spa del 02.07.2004, con decorrenza dal 30.06.2004, non risulta escussa in quanto scaduta il 13.11.2007». Insomma, tante, troppe cose che non tornano. Senza contare – affonda - «che lo stato dei contenziosi di questo Comune è davvero allucinante. Per fortuna alcuni ne abbiamo già risolti.
«È una vicenda kafkiana – afferma Fanotto – basta comprenderne la ricostruzione dell’excursus processuale, che solo dopo un enorme impegno del legale dell’Ente, del Segretario comunale, del Capo settore dell’Ufficio ambiente, del responsabile finanziario, dei revisori del Conti e da parte nostra può dirsi definitivamente conclusa. Non voglio risultare polemico e quindi non entro nel merito di come è stata condotta la vicenda (per la quale, a seguito dei rilievi effettuati dal competente ufficio si è imposta la necessaria trasmissioni degli atti alla Procura della Corte dei conti – come prevede la legislazione), che mi lascia tuttavia fortemente rammaricato, soprattutto perché il tempo dedicato a comprendere, affrontare e chiudere la questione è stato veramente tantissimo, sottraendolo a questioni ben più importanti per i cittadini di questa città, ma non poteva essere fatto diversamente».
Intanto, lunedì Fanotto in aula si toglierà ancora un paio di sassolini: presenterà un bilancio di previsione che non prevede alcun aumento di tasse e farà una relazione sulla vicenda Ecoverde. Che di certo non è finita con la transazione.
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