Rimborsi attesi da 6 anni Medici pronti a licenziare

Pordenone, «Regione, mantieni le promesse». A rischio i collaboratori degli studi associati Magazzù: «L’arretrato ammonta a 2 milioni di euro e tanti pazienti fuggono»

PORDENONE. Alcune associazioni risalgono ancora al 2007 quando diversi medici accolsero l’invito della Regione e scelsero la strada della medicina di gruppo (da cui sono nate poi le Utap) per garantire un servizio migliore ai propri assistiti. Era garantito il rimborso delle spese sostenute per assumere il collaboratore di studio o l’infermiere, e in fiducia quelle assunzioni le hanno fatte. Con il risultato di essere, ancora oggi, in attesa del rimborso di quelle spese mai avvenuto.

«Un anno fa - spiega Rosario Magazzù, segretario provinciale della Fimmg e all’epoca leader regionale dello stesso sindacato - ottenemmo dalla Regione l’impegno a stanziare 2 milioni di euro necessari a sanare, anche se in parte, la situazione. Oggi, quasi dodici mesi dopo, quelle risorse sono ancora ferme, i colleghi non hanno ricevuto un solo euro, a causa di un’interpretazione capziosa, e a nostro avviso errata, del decreto Tremonti. In quel provvedimento si parla espressamente di “stipendi” dei medici che non potevano aumentare, mentre invece qui si sta parlando di “rimborso” di spese che i medici, liberi professionisti, hanno sostenuto e stanno sostenendo di tasca loro, per garantire un servizio migliore ai cittadini. Fatto sta - continua Magazzù - che le risorse sono ancora ferme e che molti colleghi sono assolutamente stanchi di questa situazione e stanno meditando di licenziare i propri collaboratori».

Un gesto provocatorio che avrebbe lo scopo di sollevare il caso davanti ad una Regione che pare essere sorda alle richieste dei medici, ma anche alle decisioni assunte dallo stesso presidente Tondo.

«Rispetto ad un anno fa - continua il segretario della Fimmg - le cose sono ulteriormente cambiate con il decreto Balduzzi che impone una riorganizzazione della medicina sul territorio i cui costi specifici, peraltro, sono in capo alla parte pubblica. Parliamo di ambulatori idonei, di spese di gestione e manutenzione, spese per il personale... Anche su questo fronte non si sta facendo assolutamente nulla. Mi chiedo - avanza Magazzù - come si pensa di poter andare avanti e di affrontare i problemi della cronicità, su cui tutti convengono sia la sfida prioritaria da affrontare, salvo nei fatti non fare assolutamente nulla».

Secondo Magazzù, investendo davvero sul territorio «si potrebbe arginare la fuga dei pazienti, che costa alla Ass 6 qualcosa come 20 milioni di euro l’anno. Il che è persino paradossale se è vero, come dimostra un recente report, che il Friuli Venezia Giulia è al primo posto in Italia per la spesa in sanità delle famiglie aggiuntiva a quella del servizio sanitario nazionale: spendiamo di più e per giunta andiamo a farci curare altrove... Forse - suggerisce - occorrerebbe una riflessione attenta su questo».

Se pure è condivisibile «investire in strutture ospedaliere - conclude Magazzù -, non è accettabile che si investa solo in questo. Milioni e milioni di euro per gli ospedali e per il territorio non c’è un euro. Chiediamo alla Regione che dia almeno un segnale sbloccando i due milioni di euro destinati ai medici in associazione».

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