Ripartenza in salita per ristoranti e bar: un locale su cinque rischia di non riaprire mai più

I numeri sono poco confortanti. La stima fatta per le Pmi del commercio (al dettaglio e all’ingrosso), della ristorazione e del settore turistico-alberghiero consegna un quadro impietoso

UDINE. La Fase 2 per bar, ristoranti e negozi non è ancora iniziata. E più i giorni passano, più c’è il rischio che molte imprese non riescano nemmeno a riaprire. Gli appelli per anticipare la ripartenza rispetto alle date del 18 maggio per i negozi e del primo giugno per bar e ristoranti (in Friuli Venezia Giulia la giunta Fedriga sta lavorando per guadagnare qualche settimana rispetto alle indicazioni del governo) sono comuni a tutte le categorie economiche, ma ora c’è uno studio di Confesercenti Fvg che fa capire quanto sia alto il rischio per le imprese regionali se la Fase 2 non scatterà a stretto giro.

CORONAVIRUS, I DATI

Un’impresa su cinque, dopo la fine del lockdown, potrebbe non rialzare più le serrande o tenerle alzate solo per pochi mesi; addirittura una su due, senza interventi mirati delle istituzioni, rischia di chiudere i battenti nell’arco di due anni (oltre 17 mila attività in tutta la regione).



I numeri sono poco confortanti.
La stima fatta per le Pmi del commercio (al dettaglio e all’ingrosso), della ristorazione e del settore turistico-alberghiero consegna un quadro impietoso: sulle 39.266 imprese attive in Fvg, se il periodo di chiusura si prolungherà ancora, rischiano di “saltare” 7.893 attività, il 20% del totale. Senza misure di sostegno adeguate, poi, nell’arco dei successivi 24 mesi la percentuale di negozi, bar e ristoranti a rischio raddoppia, passando al 45 per cento del totale (17.670). Uno scenario catastrofico anche perché di queste imprese, 13.359 causerebbero ripercussioni sociali sul nucleo famigliare del titolare.



Nella città di Trieste il numero di imprese a rischio è 1. 375 su un totale di 6.874, a Udine 815 su 4.075, a Pordenone 411 su 2.056, a Gorizia 244 su 1.220. Le ragioni sono presto dette: difficoltà a far fronte alle spese come canoni di affitto, utenze e imposte. Nell’indagine sono compresi alberghi, agriturismi, B&B, agenzie di viaggio, bar, ristoranti, negozi, ambulanti, agenti di commercio, distributori di carburante.

«Siamo preoccupati – ammette il vicepresidente di Confesercenti Fvg Marco Zoratti – confidiamo che gli stanziamenti a fondo perduto per le attività del commercio e della ristorazione arrivino presto. Altrimenti la situazione è destinata a peggiorare con conseguenze gravissime per il tessuto economico del nostro territorio». È il direttore di Confesercenti Fvg, Alberto Cicuta, a sintetizzare le misure necessarie alla sopravvivenza delle imprese.

«A livello regionale auspichiamo il recupero dei fondi stanziati ai Confidi per utilizzarli a favore delle imprese sotto forma di contributo a fondo perduto, vista anche la gratuità della garanzia statale. Oltre a questo – precisa – servono un piano di sviluppo turistico e alberghiero in collaborazione con le regioni confinanti per attrarre i clienti nord europei attraverso protocolli sanitari condivisi e una riforma della scontistica regionale per i benzinai». Tra le proposte anche la messa a disposizione delle aziende di piattaforme informatiche per la vendita online dei prodotti.

LA NUOVA ORDINANZA IN FVG

Anche i Comuni protagonisti. Per la Confesercenti del Friuli Venezia Giulia anche i sindaci possono avere un ruolo in questa fase, raddoppiando gratuitamente i dehors esterni alle attività economiche, cancellando Tosap e Cosap per negozi e ambulanti, sospendendo la Ztl e rendendo gratuiti i parcheggi per tutta la Fase 2. Soluzioni che, a macchia di leopardo, alcune amministrazioni comunali hanno già assunto, con l’obiettivo di aiutare gli esercenti e scongiurare la desertificazione dei centri storici.

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