Riproduce in acciaio la Guzzi 8 cilindri e la regala al sindaco

Il friulano Fabio Comelli l’ha donata a Mandello, sede dello storico marchio. Pesa 1,5 quintali. Ora è sulla rotonda d’ingresso del paese lombardo

La Moto Guzzi in acciaio inox. L'opera d'arte di Fabio

NIMIS. Guardava quella moto da tempo e a se stesso ripeteva: «Devo rifarla in acciaio inox». Fabio Comello, il metal designer di Torlano di Nimis, è uno di quelli che non lascia nulla al caso.

Lui l’acciaio inox lo lavora da tempo, lo plasma nel suo Studio creativo come fosse creta. Quel suo saper fare appreso dal padre Ivano esperto in sbalzo a cesello, l’ha portato a saldare centinaia di pezzi per rifare gli ingranaggi, il motore, ogni parte della storica motocicletta progettata nel 1954 dall’ingegner Giulio Cesare Carcano e dai suoi collaboratori Enrico Cantoni e Umberto Todero.

Quest’ultimo era originario di Palmanova. E se l’originale che ha partecipato al motomondiale del 1956 e del 1957 è conservato nel museo della Moto Guzzi a Mandello del Lario (Lecco), attuale sede dell’azienda, la riproduzione firmata Comelli accoglie i visitatori all’ingresso della stessa località situata su un ramo del lago di Como. Fabio l’ha donata al Comune lombardo.

Questa è una di quelle storie che rende onore al Friuli. Comelli seguendo le orme del padre e la sua passione per l’oreficeria che lo portò 7 anni a Vicenza prima di raccogliere il testimone dell’azienda di famiglia, ha impiegato 300 ore per costruire la motocicletta che pesa 1,5 quintali.

Voleva riprodurre quel modello creato con un obiettivo preciso: battere le concorrenti a 4 cilindri degli anni Cinquanta. Ecco perché, approfittando del motoraduno, Comelli ha contattato un amico residente nella patria della Moto Guzzi dicendogli che voleva realizzare una scultura da donare al museo.

«È stato lui a parlare con il sindaco Riccardo Fasioli, il quale ha deciso che la mia moto andava esposta nella nuova rotonda, all’ingresso della città».

Questo succedeva lo scorso giugno. Comelli ha iniziato a lavorare e in poco più di due mesi ha riprodotto la mitica moto Guzzi 8 cilindri. L’ha fatto recuperando tutti gli scarti e gli avanzi in acciaio inox che aveva nella bottega, assemblandoli con saldatrici speciali.

«La mia passione per il mondo delle corse e per l’ingegneria mi ha spinto a proporre qualcosa di effimero, volevo vedere se ero capace di costruirla».

Bastano poche parole per capire con quanta passione Comelli piega e salda l’acciaio. «Pur mantenendo le misure originali, ho lasciato spazio all’interpretazione riducendo le dimensioni della carena per mettere in evidenza le linee della moto».

E quell’intreccio di tubi trasforma la riproduzione in una scultura. «L’ho dedicata ai guzzisti e ai progettisti che, con i mezzi che avevano 62 anni fa, riuscirono a inventare qualcosa di unico», spiega Comelli dicendosi soddisfatto per aver avuto l’onore di collocarla nel posto più bello di Mandello del Lario. Qui Comelli è arrivato giovedì scorso con tre aiutanti al seguito.

«Abbiamo lavorato tutta la notte per installarla», racconta quasi stupito che ci fossero tante persone a seguire il suo lavoro. Forse stentavano a credere che un friulano, amante del motociclismo e del saper fare, riuscisse a donare una scultura di quelle dimensioni. Più di qualcuno salì in sella per un selfie tant’è che il Comune ha dovuto esporre un cartello in tre lingue che recita: «Vietato salire sulla moto».

Comelli ha lasciato il segno. Come fece la mitica moto Guzzi 8 cilindri più di 60 anni fa.

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