Risparmio tradito, ecco i friulani grandi debitori di Banca Popolare di Vicenza

UDINE. Imprenditori, costruttori edili, diversi nomi legati in qualche modo al calcio e perfino un Consorzio industriale. Sono questi i grandi debitori friulani di Banca Popolare di Vicenza, l’istituto in liquidazione da luglio dopo oltre 150 anni di storia, che ha trascinato nel baratro almeno 12 mila piccoli azionisti, i cui risparmi sono andati in fumo.
I nomi di chi deve milioni di euro all’ex Popolare presieduta per quasi vent’anni da Gianni Zonin, si trovano in due distinti elenchi riguardanti rispettivamente le sofferenze e gli incagli verso BpVi che sono stati visionati dalla Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dal senatore Pierferdinando Casini.
IL CRAC DELLA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Uno dei debiti più rilevanti in assoluto verso Pop Vicenza, pari a 59 milioni 290 mila euro, è quello della Monte Mare Grado Srl. Si tratta della società che fa capo a Maurizio Zamparini, 76 anni, di Sevegliano, imprenditore e molto noto anche come patron del Palermo calcio.
LA RABBIA DEI RISPARMIATORI
Monte Mare Grado doveva essere un maxi progetto (800 milioni il costo) immobiliare, turistico, residenziale e termale da realizzare nell’Isola d’oro, che non è mai stato nemmeno avviato sia per l’opposizione trovata tra i gradesi sia per lungaggini burocratiche che, a dire dello stesso Zamparini, avrebbero portato l’ambizioso piano in un vicolo cieco, fino a farlo morire. Nel giugno 2013 l’epilogo, con la rinuncia dello stesso imprenditore di Sevegliano alla lottizzazione.
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Nella scomoda classifica delle sofferenze al nono posto c’è, sorprendentemente, il Consorzio per lo sviluppo industriale della zona dell’Aussa Corno, con un debito di 25 milioni 932 mila euro.
Si tratta di uno dei pochi enti, in mezzo a decine di costruttori edili andati gambe all’aria per colpa della crisi del mattone e indebitatisi con gli istituti di credito.
Tra questi c’è da segnalare la storica Vidoni Spa di Tavagnacco, con un debito di poco superiore agli 11 milioni di euro. La Vidoni è stata dichiarata fallita dal tribunale di Udine esattamente un anno fa, nonostante vantasse cantieri per 100 milioni di euro e crediti (anche dallo Stato) per 80. Eppure andarono in fumo, oltre alla storia di una delle ditte più prestigiose del settore, anche 110 posti di lavoro.
Debiti più “leggeri”, si fa per dire, per altre tre aziende che hanno a che fare con la nostra regione. La Tonutti Group Srl ha un debito con BpVi di 5 milioni 740 mila euro.
«Avevamo un finanziamento in corso con Popolare di Vicenza - spiega l’imprenditore Carlo Tonutti -, poi però l’azienda su richiesta del Pm fu dichiarata fallita per “par condicio” con la Tonutti Wolagri.
La Tonutti Group aveva fatto richiesta di concordato e i creditori, banche comprese, erano d’accordo, ma la Bnl ha inviato la documentazione con un giorno di ritardo, pur esprimendo il proprio parere in tempo. E quindi i giudici hanno dichiarato il fallimento anche della Tonutti Group. Ma, come stabilito dalla legge, intendiamo pagare tutti i creditori.
La Popolare di Vicenza però è debitrice nei miei confronti di mezzo milione di euro. Anche a me hanno fatto fare operazioni baciate per concedermi i prestiti, ma a un certo punto io avevo dato disposizione di vendere tutte le azioni, sia le mie personali, sia quelle dell’azienda.
Invece la banca arbitrariamente ha venduto solo quelle dell’azienda e così io sono rimasto “impallinato” come molti altri».
C’è poi il caso del mobilificio Santarossa Spa di Prata di Pordenone, con un’esposizione di 5,7 milioni e infine la Sacaim cementi armati di Venezia (5,3 milioni) finita nell’orbita della Rizzani de Eccher di Udine.
Nell’elenco dei cosiddetti incagli c’è la Champions Re Srl, un’azienda immobiliare proprietà di un gruppo di calciatori, tra cui l’ex Udinese e Juventus Vincenzo Iaquinta, il sanvitese Filippo Cristante, Sebastian Giovinco e Lorenzo Amoruso, oltre ai procuratori sportivi udinesi Claudio (avvocato) e Luca Pasqualin.
La società ha un debito di oltre 23 milioni. Infine c’è la veneta Maschio Gaspardo Spa che produce macchine e attrezzature per l’agricoltura, con uno stabilimento a Morsano al Tagliamento. La Maschio ha un’esposizione superiore ai 10,5 milioni.
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