Ritorna dall’Ungheria il gelso che ispirò Ungaretti
GORIZIA. Dall’Ungheria, dove è custodito come una reliquia al Móra Fenec Múzeum di Szeged, ritorna, dopo quasi un secolo, nella sua terra natia il gelso solitario, che si stagliava, con il tronco crivellato di proiettili eppur rinverdito da poche gemme caparbie, sulla prima linea di fuoco nel «valloncello dell’albero isolato», dove il poeta Giuseppe Ungaretti al fronte scrisse poi, nel 1916, San Martino del Carso. Gli ungheresi del 46º Reggimento lo conoscevano come «l’albero di Doberdò».
«Un attaccamento speciale – scriveva in quei giorni il comandante del VII Corpo d’armata austro-ungarico, l’arciduca Giuseppe – mi lega a quella povera creatura che va in pezzi, dato che la sua sorte è un tutt’uno con la nostra, perché se ne sta là morente tra i miei morituri eroi di Szeged, e il sangue degli eroi non può cicatrizzare le sue ferite». Il legame è tale che nell’estate del 1916 il gelso viene tagliato e trasportato in Ungheria con tutti gli onori. Nascosto in un’intercapedine del Museo di Szeged, per sottrarlo all’epurazione sovietica della memoria nazionale magiara, l’albero ricompare negli anni 80. In Ungheria è monumento nazionale. Per tutti, è un simbolo della Grande Guerra che si potrà vedere al Circolo ricreativo Visintin di San Martino da domani al 2 giugno.
L’iniziativa , promossa dal locale gruppo Speleologico Carsino e dall’Associazione Meritum di Szeged, si inserisce nella mostra San Martino del Carso, il poeta Ungaretti e l’albero isolato, che proseguirà fino al 29 giugno e che rappresenta il primo appuntamento del progetto Carso 2014+. «In quest’albero si percepisce – racconta il sindaco di Sagrado, Elisabetta Pian – la fragilità della natura umana.
Per noi è emozionate riportarlo qui. La nostra gente ha dovuto lasciare e poi ricostruire le proprie case, di cui, come ha scritto Ungaretti, “non è rimasto / che qualche / brandello di muro”». Al Museo della Grande guerra del Gruppo Speleologico carsico sarà proposta un’esposizione correlata e installazioni visive sugli edifici di San Martino rievocheranno i panorami di distruzione.
Un ricchissimo programma di eventi collaterali, dedicati a tre temi (Ungaretti, il Carso e gli ungheresi) proseguirà fino al 29 giugno, data in cui si ricorda il primo lancio sul fronte italiano dei gas al cloro, che sterminarono circa seimila soldati proprio a San Martino del Carso. E su Raitre andrà in onda il documentario sul viaggio dell’albero isolato dall’Ungheria in Italia girato da Bisiafilm.
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