Rizzani de Eccher la spunta: via ai lavori del terzo lotto

Il Consiglio di Stato conferma: azienda estranea a collegamenti con la malavita. L’impresa si è aggiudicata l’opera da Portogruaro a Gonars e potrà aprire il cantiere

UDINE. La Rizzani de Eccher si riprende i lavori per la terza corsia. Definitivamente. È il Consiglio di Stato a mettere la parola fine alla battaglia legale con la Prefettura di Udine e a stabilire che il colosso friulano delle costruzioni non subisce alcun condizionamento da parte della criminalità organizzata.

La sentenza è stata depositata ieri e respinge il tentativo del prefetto di Udine di ribaltare la sentenza con cui il Tar del Fvg nell’agosto 2014 aveva già bocciato l’interdittiva antimafia emessa dal rappresentante del governo contro Rizzani de Eccher.

Il “verdetto” dei magistrati romani spazza via le incertezze sul terzo lotto della terza corsia A4 e scopre un elenco di dichiarazioni esultanti.

Dall’avvocato dell’impresa, Andrea Gemma, al legale di Autovie Venete, Giuseppe Campeis, fino alla presidente, e commissario per l’A4, Debora Serracchiani. Che aveva revocato a Rizzani de Eccher – in associazione temporanea d’impresa con Pizzarotti – i lavori di quel tratto autostradale, che era stato assegnato alle due aziende – riunite nel consorzio Tiliaventum – nel maggio 2010 per 299,7 milioni.

Reperite le risorse il cantiere si potrà aprire.

«Non posso che esprimere la mia soddisfazione e dell'intero governo regionale per la sentenza. Senza ulteriori preoccupazioni – conferma Serracchiani – si può proseguire a lavorare per la realizzazione del terzo lotto dell’autostrada e con sollievo annotiamo come l’azienda friulana possa ora proseguire con più tranquillità nelle sue attività d’impresa, anche considerato il suo rilievo occupazionale ed economico nel contesto produttivo del Fvg».

Gemma evidenzia l’assoluta estraneità di Rizzani de Eccher a ogni collegamento con la malavita organizzata e a ogni condizionamento della propria attività, soprattutto nella costruzione di Portopiccolo a Sistiana, dove – è convalidato nella sentenza – l’impresa ha adottato rigorose procedure di controllo e ottenuto il certificato antimafia da ciascuna delle 287 imprese che hanno lavorato a quella realizzazione.

«Rizzani de Eccher è un asset straordinario del sistema produttivo italiano – commenta Gemma –, una sana impresa che ha affrontato con successo i mercati internazionali e che, grottescamente, è stata messa in difficoltà in Italia sulla base di congetture e attività investigative superficiali e mal orientate».

«Questo caso deve imporre una riflessione profonda sull'attuale assetto normativo che legittima, senza bilanciamenti e cautele, l’attivazione di strumenti preventivi che possono avere una forza distruttiva del valore imprenditoriale con danni sistemici incalcolabili».

«Mi auguro che si traggano, da parte delle autorità competenti, validi spunti per una riflessione di buon senso e si convoglino attente iniziative finalizzate a evitare simili episodi. Solo la robustezza dell’impresa e della famiglia de Eccher, la convinzione incrollabile nella propria assoluta correttezza hanno consentito a me e al collega Angelo Clarizia di combattere una battaglia, ad armi impari, rispetto a una prospettiva di annichilimento dell'impresa».

«La rotondità della motivazione – chiude Gemma –, che non va in spregio del sano operato ove equilibrato delle Prefetture, rende giustizia a una vicenda dai contorni inquietanti».

Sorride anche Campeis. «La conferma della decisone del nostro Tar Fvg mi gratifica come giurista e mi conforta come friulano. Il messaggio è forte e rasserenante. Abbiamo avuto con tempestività una qualificata certificazione da parte del Consiglio di Stato oltre che della regolarità dell’operato di Autovie, dell’estraneità a fenomeni malavitoso di una delle maggiori realtà industriali della regione», chiude Campeis.

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