Roma non approva la proposta di autogestione dei cacciatori Fvg

Si punta al tesseramento regionale e alla vendita delle sedi. Il presidente: se versiamo 107 euro, qui ne restano solo 24
caccia giornata apertura stagione venatoria.foto di yuri colleoni
caccia giornata apertura stagione venatoria.foto di yuri colleoni

UDINE. Sul tavolo ci sono un progetto sperimentale e la volontà di gestire in proprio le risorse dei cacciatori del Friuli Venezia Giulia. Ma il Consiglio nazionale di Federcaccia non accoglie i 15 punti elencati dal presidente regionale di Federcaccia, Paolo Viezzi, nel documento che prevede la vendita delle sedi di Udine e Pordenone per creare centri multifunzionali e l’affidamento della gestione della fauna alla Federazione cacciatori Fvg costituita nel 2001.

L’obiettivo è arginare il calo delle “doppiette” passate in 20 anni da 16 mila a meno della metà. La mancata approvazione del progetto sta scatenando più di qualche malumore anche tra i tesserati a Federcaccia regionale che, in prima battuta, avevano approvato l’iniziativa quasi all’unanimità.

La situazione

«Federcaccia è un’associazione di associazioni con autonomia contabile, noi abbiamo modificato il nome in Federazione cacciatori Fvg per sottolineare l’elemento identitario». Il presidente motiva così la scelta pensata per contrastare ritardi nella restituzione delle risorse.

«La macchina nazionale di Federcaccia è lenta soprattutto nel trasferimento delle quote del tesseramento di competenza regionale. Vogliamo riportare il tesseramento a livello locale perché – spiega sempre Viezzi – su un versamento di 107 euro in regione ne restano solo 24. Chiediamo di riequilibrare questa cifra».

Il programma decennale

Articolato in 15 punti il programma necessita dell’assenso della Federazione italiana della caccia perché, tra le altre, prevede la vendita degli immobili di viale Palmanova a Udine e di Pordenone e l’acquisizione di nuove sedi con uffici, sale convegni e di ristorazione, centri di primo conferimento della fauna selvatica abbattuta con celle frigo e un canile temporaneo.

La Federazione cacciatori Fvg sta trattando l’acquisizione di un terreno, adiacente al Comune di Udine, all’interno di una struttura sportiva munita di tiro a volo nazionale, limitrofa a una riserva di caccia.

Prevista anche la modifica statutaria per dare la possibilità agli associati di ricoprire cariche dirigenziali, di partecipare ai processi elettorali, di includere i rappresentanti dei Distretti e delle Riserve in organismi interni alla Federcaccia, ottenere dalla Regione il riconoscimento di associazione ambientalista, realizzare la tessera associativa intesa come carta multi-servizi (pagamenti e scontistica), creare data base e censimenti associativi, rilanciare l’immagine dell’attività venatoria, aprire il tesseramento a cacciatori, pescatore, agricoltori, allevatori e raccoglitori di funghi e incentivare il tesseramento degli “amici”, “amatoriali” e “specializzandi”.

Previsto anche il conseguimento della personalità giuridica e il rafforzamento del servizio di vigilanza volontaria venatoria ed ecozoofila e protezione civile. «Siamo l’unica associazione federata ad aver presentato il progetto immaginando cosa fare in termini strutturali», aggiunge Viezzi nel soffermarsi sulla necessità di avere una partnership con gli enti pubblici per migliorare il sistema di lavorazione della selvaggina finalizzata al commercio».

La legge regionale

C’è chi legge nel progetto la volontà di ripristinare l’associazione unica della caccia prevista dalla legge regionale 6 del 2008 dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Viezzi non ne fa mistero, spiega infatti che se riesce a «fare sintesi» e a dare «una sua identità all’associazione, posso dire riprendiamo in mano e mettiamo in ordine la norma incostituzionale».

Il presidente regionale di Federcaccia vede nel progetto sperimentale una spinta verso il futuro per tentare di non arrivare «alla fine ineluttabile del mondo venatorio che sta registrando un costante decremento dei praticanti».


 

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