Rosatellum-bis, gli effetti in Fvg: tredici parlamentari eletti in due maxi-collegi

Nel proporzionale si va verso la circoscrizione unica regionale per Camera e Senato. Per palazzo Madama nel maggioritario Tarvisio, Cividale e Bassa friulana con Trieste
Il tabellone con il risultato del voto della fiducia posta dal governo sul terzo dei cinque articoli della legge elettorale nell'aula della Camera, Roma, 12 ottobre 2017. ANSA/ETTORE FERRARI
Il tabellone con il risultato del voto della fiducia posta dal governo sul terzo dei cinque articoli della legge elettorale nell'aula della Camera, Roma, 12 ottobre 2017. ANSA/ETTORE FERRARI

UDINE. Il prossimo scoglio, per il Rosatellum-bis, è dato dal Senato – dove la legge elettorale dovrebbe approdare in commissione Affari Costituzionali la prossima settimana per arrivare in Aula martedì 24 –, poi, in caso di via libera, bisognerà attendere la firma del presidente della Repubblica e quindi il Governo avrà 30 giorni di tempo per definire, nel dettaglio, i collegi elettorali con i quali il Paese andrà al voto in primavera. Qualcosa, anzi molto di più, comincia però già a trapelare da Palazzo per quanto riguarda il Fvg e porta verso uno schema geografico che divide la regione in 5 collegi uninominali per la Camera e in 2 per il Senato con però la maggior parte dei parlamentari – ben 13 in totale – che andranno a Roma attraverso listini bloccati validi in un’unica circoscrizione elettorale sia per la Camera sia per il Senato.

Gli uninominali alla Camera

La mappatura della regione, in questo caso, pare essere – teoricamente – abbastanza semplice. Tenendo in considerazione, infatti, il disegno di legge Fiano che prevede un collegio ogni circa 261 mila abitanti per la Camera è possibile ipotizzare la geografia elettorale del Fvg. A Montecitorio, dunque, la regione sarà divisa, nella quota maggioritaria, in cinque collegi applicando lo schema del vecchio Mattarellum valido per il Senato.

La mappa: i cinque collegi del FVG



Gli uninominali al Senato


Qui, invece, lo schema si complica. Il Rosatellum-bis, infatti, prevede che «la popolazione di ciascun collegio uninominale e di ciascun plurinominale può scostarsi dalla media della popolazione, rispettivamente, dei collegi uninominali e plurinominali della circoscrizione di non oltre il 20% in eccesso o in difetto». Questo significa che l’attuale possibilità – Trieste, Gorizia e una parte minimale di provincia di Udine da una parte e il resto della regione dall’altra – potrebbe trovare difficoltà nell’applicazione pratica visto che gli abitanti sarebbero, rispettivamente, 447 mila 709 contro 766 mila 545 con un delta, in sintesi, ben superiore al 20% in una legge che, comunque, prevede in media la definizione di un collegio ogni 592 mila persone. L’opzione più probabile, quindi, non è tanto quella di un terzo collegio uninominale, bensì l’applicazione dei collegi dell’Italicum per la Camera traslati sul Senato.



Tarvisiano e Bassa friulana


Questo significa, in altre parole, che per il Senato si riproporrebbe la stessa situazione – densa di polemiche – dell’epoca in cui vennero definiti i collegi per l’Italicum. Chiusaforte, Resia, Malborghetto Valbruna, Tarvisio, Attimis, Cividale, Drenchia, Faedis, Grimacco, Lusevera, Moimacco, Nimis, Prepotto, Pulfero, San Leonardo, San Pietro al Natisone, Savogna, Stregna, Taipana e Torreano, oltre a Corno di Rosazzo, Manzano, Premariacco, San Giovanni al Natisone e all’intero ex collegio di Cervignano che comprende la Bassa friulana fino a Lignano, finirebbero infatti nel collegio con Gorizia e Trieste.


La quota di proporzionale


Al di là dei complessivi sette collegi uninominali per Camera e Senato – che premiamo le coalizioni secondo il meccanismo del
first past the post
, cioè chi prende un voto più degli avversari si prende il seggio –, è chiaro che i posti privilegiati e più ricercati sono quelli del proporzionale, dove si viene eletti attraverso un meccanismo di listini bloccati composti da un minimo di due nomi a un massimo di quattro. Il disegno di legge Fiano, inoltre, prevede che il Governo disegni i collegi plurinominali (quelli della quota proporzionale) formandoli per mezzo della «aggregazione di collegi uninominali contigui» e in modo tale che vi sia assegnato «un numero di seggi determinato dalla somma del numero di collegi uninominali che lo costituiscono e di un ulteriore numero di seggi, di norma, non inferiore a tre e non superiore a sei». La logica, quindi, vorrebbe che il Fvg – sia per la Camera sia per il Senato – venga diviso in due collegi plurinominali. In realtà, però, si va verso la circoscrizione unica con, rispettivamente, otto e cinque eletti.


I migliori perdenti


Qualcuno, giustamente, potrebbe obiettare come sia impossibile avere elenchi di liste bloccate più corti rispetto al numero complessivo di seggi a disposizione, ma in realtà la situazione è diversa. A parte il fatto che un partito per ottenere più della metà dei seggi al proporzionale dovrebbe raggiungere il 50% dei voti su scala nazionale (alla Camera) o regionale (per il Senato), bisogna sottolineare come in Aula sia stato approvato un emendamento presentato in commissione dalla dem Marilena Fabbri che, volgarmente, potremmo definire come quello de “i migliori perdenti”. Al termine delle operazioni negli uninominali, infatti, si stila una classifica – in base ai voti ricevuti – di chi non ha vinto nei collegi e nel caso in cui, nel riparto proporzionale, una lista abbia diritto a più seggi di quelli contenuti nei listini bloccati, si vanno a pescare i candidati non vincenti meglio piazzati all’interno della medesima circoscrizione che, per il Fvg, equivale all’intero territorio regionale.


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