Rubavano Gratta e Vinci: condannate

Al Terminal Nord due commesse dell’edicola approfittavano dei biglietti destinati alla vendita

UDINE. Otto mesi di reclusione a ciascuna (pena sospesa con la condizionale), per avere tentato la fortuna con una cinquantina di “Gratta e Vinci”: tutti biglietti che Stefania Carbone, 40 anni, di Gonars, e Margherita D’Anna, 50, di Udine, avevano rubato nelle loro vesti di commesse dell’edicola in cui avrebbero invece dovuto venderli e sotto l’occhio vigile delle telecamere fatte installare a loro insaputa dal titolare che, ormai da tempo, aveva notato ammanchi nei bilanci e sperava in tal modo di smascherarle.

Si è concluso nel pomeriggio di ieri il processo per furto aggravato dall’abuso della prestazione d’opera celebrato a carico delle due donne davanti al giudice monocratico Luca Carboni.

La sentenza, tuttavia, le ha riconosciute colpevoli soltanto per una minima parte delle contestazioni per cui erano state rinviate a giudizio: quella relativa, appunto, ai biglietti grattati nei giorni in cui il sistema di videosorveglianza allestito dai carabinieri alla “Edicolandia sas” del Terminal Nord le aveva immortalate. E cioè dal 30 maggio al 3 giugno 2012, per un totale rispettivamente di 27 e 25 tagliandi.

Per tutto il pregresso, calcolato a partire dal gennaio del 2010 alla metà del 2012 (la denuncia era stata formalizzata l’11 maggio) e quantificato in un “buco” complessivo di 47.939 euro, il giudice le ha assolte per insufficienza di prove.

Nel chiedere la condanna di entrambe le imputate a sua volta a 8 mesi di reclusione, il pm aveva invece considerato sia i furti non filmati, sia quelli accertati dalle telecamere.

Parziale, quindi, il risarcimento del danno (immediatamente esecutivo) riconosciuto all’amministratore unico del punto vendita, Maurizio Morandini, che nel procedimento si era costituito parte civile con l’avvocato Virio Nuzzolese: 2.500 euro, a fronte dei circa 50 mila richiesti. Il che non ha mancato di riscuotere comunque la piena soddisfazione dell’edicolante e del suo legale, considerata l’oggettiva difficoltà nel provare la responsabilità delle due commesse, in concorso tra loro, anche per gli anni precedenti - per i quali la pm Lucia Terzariol, non a caso, aveva a suo tempo chiesto l’archiviazione, rimediando dal gip un’imputazione coatta -, tanto più essendo emerso in istruttoria che le imputate operavano l’una all’insaputa dell’altra.

Nel tentativo di smontare l’impianto accusatorio, l’avvocato Vincenza Desiato, del foro di Santa Maria Capua a Vetere, nominato di fiducia da entrambe, ha insistito sia su una confusa interpretazione dei fotogrammi da parte degli inquirenti, sia sull’assenza di ammanchi nel fondo cassa alla fine di ogni giornata. Così ricorrendo, a parere della parte civile, al classico «gioco delle tre carte».

Analoga situazione era stata accertata nell’edicola che la stessa società gestiva a Monfalcone. Dei furti, ammontanti a 263 mila euro, erano state accusate Teresa Nobile, 47 anni, di Gorizia, e Roberta Bonazza, 51, di San Canzian d’Isonzo. Risarcita una parte del danno in via stragiudiziale, le commesse avevano chiesto di chiudere la vicenda penale rispettivamente con la messa alla prova e con il patteggiamento della pena.

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