Rubinetti con fotocellula, luci a led e sensori di Co2: ecco la nuova scuola di Villa Santina

Da martedì 28 gennaio l’edificio su due piani ospiterà 120 studenti. Il sindaco Giatti: edificio di ultima generazione. Per disernarla l’architetto altoatesino Matteo Scagnol si è ispirato alla Basilica Palladiana di Vicenza

Tanja Ariis
Due immagini degli interni della nuova scuola primaria e media di Villa Santina
Due immagini degli interni della nuova scuola primaria e media di Villa Santina

Si è ispirato alla Basilica Palladiana di Vicenza l’architetto altoatesino Matteo Scagnol (nome di punta sull’edilizia scolastica) quando, nel progettare la nuova scuola primaria e media di Villa Santina, gli è stato chiesto di esprimervi la sua valenza comprensoriale con i paesi limitrofi, a cui il Comune è unito dal Parco intercomunale delle Colline Carniche.

Siamo entrati in anteprima, con il sindaco Domenico Giatti e gli assessori Nicola Cimenti e Marta Menegon, nel nuovo centro studi che martedì 28 gennaio 120 alunni varcheranno per la prima volta.

Il sindaco di Villa Santina, Domenico Giatti, con i suoi assessori durante un sopralluogo
Il sindaco di Villa Santina, Domenico Giatti, con i suoi assessori durante un sopralluogo

Si snoda su due piani la nuova scuola (da 8 milioni di euro, compresa la demolizione della precedente). È spaziosa, dalle linee dinamiche e con accattivanti giochi di colore. La luce naturale proviene dal tetto coi lucernari, le aule sono molto luminose con ampie vetrate. Finestre dividono pure aule e corridoio con spazi dall’impiego duttile. L’apertura continua tra spazi suggerisce comunicazione tra le persone. Gli ampi corridoi possono ospitare aree teatro e le finestre diventare panchine.

Le nicchie fuori dalle aule le prolungano e accoglieranno pure pouf e una biblioteca diffusa. Solide porte scorrevoli annullano i rumori. I materiali sono di percepibile qualità, accurata la ricerca su comfort e funzionalità.

Lunga quasi 80 metri, larga 30, la scuola potrà ospitare fino a 250 allievi. Il piano terra include laboratori (musica, informatica, scienze), aula magna, bidellerie, aule insegnanti, locali di servizio e per ora la mensa (che da settembre sarà nel vicino edificio in costruzione). Le aule sono al primo piano divise in due ale.

Nei bagni i rubinetti sono a fotocellula e c’è un sistema di recupero dell’acqua piovana per l’acqua. Il riscaldamento è a pavimento, ci sono macchine per ricambio d’aria automatico, sensori di Co2, luci a led regolate da sensori di presenza, attenzione anche alle connessioni internet. L’assessore Cimenti sottolinea che è un edificio Nzeb (Nearby Zero Energy Building).

L’energia deriva da fonti rinnovabili. «Ho visto crescere questa scuola – commenta Giatti – giorno dopo giorno. Un edificio di ultima generazione, con l’architetto attento su tutti gli aspetti: antisismici, estetici, di comfort, efficienza, risparmio energetico».

Alla scuola da 8 milioni di euro, si aggiunge la mensa da 2 milioni (sarà finita per l’estate) e, da realizzare, l’Auditorium/centro di ammassamento per calamità con 2,2 milioni (più 1,5 da reperire). I fondi sono giunti specie da Regione e Miur, questi ultimi confluiti nel Pnrr, che ha quasi raddoppiato i costi, osserva Giatti, e sottolinea il supporto della Regione che «con l’assessore Zilli, è venuta incontro con un fondo di rotazione ai Comuni in difficoltà».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto