Russi ortodossi senza chiesa Interviene l’ambasciata

UDINE. Del loro problema, la mancanza di una chiesa in città dove poter esercitare il culto russo-ortodosso, si è interessata perfino l’ambasciata russa in Italia, con una lettera ufficiale inviata all’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato e firmata dal Primo segretario della sede diplomatica, Oleg Ossipov. Eppure a pochi giorni dal 28 febbraio, data in cui cesserà l’ospitalità nella cappella della Casa della missione dei padri Lazzariti di via Marangoni, i circa 2 mila fedeli (200 dei quali praticanti) del rito russo-ortodosso, non hanno trovato un’alternativa.
La comunità religiosa insediatasi a Udine e un po’ in tutto il Friuli è formata da russi, ucraini, georgiani, armeni, bielorussi. Sono per lo più donne, badanti, che si prendono cura dei nostri anziani. Dal primo marzo non potranno più pregare, il sabato o la domenica, perchè resteranno senza chiesa. «Sono 10 anni che siamo presenti a Udine - dice il portavoce del parroco Vladimir Melnychuk -, da quasi due anni e mezzo celebriamo le nostre funzioni nella cappella di via Marangoni, ma adesso padre Vittorino partirà per una missione in Madagascar e non vuole lasciare al suo successore alcuna incombenza.
Così non sappiamo dove andare. Forse chiederemo ospitalità provvisoria a qualche parroco. Non abbiamo tante esigenze, siamo tutti fratelli cristiani, l’unica cosa vorremmo restare in città, perchè tanti nostri fedeli non hanno l’auto e per loro spostarsi sarebbe un problema». «Pare che nessuno sia disposto a darci una chiesa - aggiunge Ioulia Voronko, presidente dell’associazione “Unità” -. Avevamo provato a sondare il terreno per la cappella dell’ex ospedale psichiatrico di Sant’Osvaldo, ma quell’edificio appartiene all’Azienda sanitaria e ci hanno detto che deve essere ristrutturato e quindi non è disponibile.
Poi abbiamo chiesto alle Grazie la disponibilità della chiesetta di San Valentino, ma sembra che i parrocchiani non siano molto favorevoli. Stesso discorso a San Rocco. Ma noi saremmo ospiti, utilizzeremmo un’eventuale chiesa che ci venisse concessa solo per le nostre messe, per i nostri riti. Tutto rimarrebbe intatto, non toccheremmo nulla».
«La lontananza dal Paese natale - scrive il Primo segretario dell’ambasciata russa Ossipov nella lettera all’arcivescovo di Udine - provoca un senso di nostalgia per i familiari lontani. In questa situazione l’aiuto della preghiera e la vicinanza di una chiesa ortodossa aiuta ad alleviare tale lontananza. Il radicamento religioso che in genere queste persone denotano è per loro fonte di umano appagamento per le fatiche quotidiane. La chiesa ortodossa di Mosca ha provveduto all’invio di un religioso, padre Vladimir, che con gli scarsi mezzi a disposizione cerca di mantenere vivo tale senso di fede. A nome di padre Vladimir e di tutta la comunità ortodossa cittadina, chiedo a Lei eccellenza se esiste la possibilità di poter trovare assieme una collocazione per le esigenze dei fedeli.
Una chiesa, o una condivisione di spazi religiosi, magari poco sfruttati, potrebbe essere una soluzione che non dà disturbo alla sensibilità di nessuno. Mi spingo a ritenere che un giusto raggiungimento dell’obiettivo non possa che essere di incentivo per altre città a prendere questa realtà udinese come esempio per un cammino di pace e condivisione religiosa tanto utile in questi momenti di incertezza a livello sociale».
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