Sacher, via sms gli inviti alle ragazze
UDINE. «Non chiamarmi fino alle 19, sono con una persona». Gli sms che Mirco Sacher mandava alle ragazzine per invitarle a raggiungerlo erano tanti, negli ultimi tempi arrivavano con cadenza giornaliera. Ma si preoccupava di non farlo sapere a nessuno, le invitava a richiamarlo o a raggiungerlo quando era solo. Strano, visto che conosceva una delle ragazzine da quando era in fasce. Anche le due adolescenti custodivano quel segreto e non facevano parola di quelle visite così frequenti a casa di “nonno Mirco” che si susseguivano a ora di pranzo o nel primo pomeriggio. Quasi nessuno dovesse sapere.
Quello che non si doveva sapere affiora a poco a poco dagli sms. Sarebbero poco meno di una decina solo nell’arco della settimana prima del 7 aprile quelli inviati da Mirco a una delle due quindicenni, altrettanti nell’arco di un mese all’altra. Il contenuto sarebbe tale da non consentire equivoci sulla natura dei rapporti che intercorrevano sul nonno e sulle sue presunte “nipotine”. Già, perchè di inviti a raggiungerlo l’ex ferroviere in pensione di 66 anni ne avrebbe mandati parecchi a tutte e due le adolescenti, non solo, una volta avrebbe alluso anche a un’affettuosa amicizia con una terza ragazza.
In relazione al contenuto di quei messaggi si trincera dietro un cauto riserbo il consulente di parte Euro Buzzi incaricato dalle difese di seguire le perizie su cellulari, notebook, chiavette e computer sequestrati dagli inquirenti, ma ammette: «Negli ultimi tempi le telefonate di Sacher alle due ragazze erano aumentate. Le cercava spesso e metteva loro pressione – osserva l’esperto informatico – è evidente come ci fosse una certa condivisione da parte delle ragazze, un mercanteggiamento». Giochi pericolosi. Come quelli che pochi giorni prima della morte di Mirco Sacher avrebbero coinvolto una delle due ragazzine e una terza teen ager assieme a un uomo incontrato casualmente alla stazione. Prigioniere di un gioco proibito, avrebbero mercanteggiato per un centinaio di euro un favore sessuale, salvo svignarsela con i soldi mentre, proprio nei pressi di quel campo in via Buttrio, l’uomo si stava calando i pantaloni, almeno stando al racconto di una delle ragazze coinvolte.
«Se davvero è successo questo - commenta l’avvocato Federica Tosel che con il collega Luigi Giovanni Rossi difende una delle ragazze - mi piacerebbe leggere le carte e mi piacerebbe pure parlare con questo signore, se mai lo incontrassi a piede libero visto che si ipotizza abbia preteso favori sessuali da minorenni a pagamento».
Aveva qualcosa a che vedere con quei giochi ciò che le due ragazzine facevano con Mirco? Se sì il pensionato, che si prodigava con ricariche gratis e regalini ad ambedue le giovani non aveva mai manifestato segni di rabbia o di delusione. Almeno non fino a quel 7 aprile, quando alle 10 fece la prima chiamata a una delle ragazze, che arrivarono a casa sua di lì a poco. Ma il condominio di via Strassoldo dove le pareti sono sottili, e i coinquilini numerosi, poteva non essere il luogo idoneo per osare di più.
Voleva forse chiedere di più Mirco quel giorno, voleva forse spingere l’acceleratore sul fragile equilibrio di due ragazzine perse fra le incerte frontiere del virtuale, varcando le barriere che la tecnologia di uno smartphone è in grado di far cadere? Aveva forse consegnato alle due ragazzine altri soldi per avere qualcosa di più?
Frattanto ieri sono cominciate a Padova da parte della polizia scientifica le prove irripetibili sulle impronte. Una decina quelle ricavate dalla vettura di Mirco, più quelle sul biglietto autostradale che dovrebbe, una volta per tutte, stabilire chi ha guidato la vettura sull’autostrada. Le difese, pur avvertite, confermando massima fiducia agli inquirenti, non hanno nominato consulenti di parte in questo contesto.
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