Sacile, c'è un progetto per far nascere un bosco in città
SACILE. A San Odorico la chiamano “rinaturalizzazione”: è il progetto di un bosco urbano. Alternativo al Parco dello sport e Gronda est: il bosco o la Gronda? L’aut aut è chiaro: alberi o nastro d’asfalto. Sintesi difficile? «Progetto elaborato dal comitato Bosco urbano di Sacile – i “padri” sono Emilio Ditali e Giorgio Presot – con gli architetti naturalisti Wwf del Friuli Venezia Giulia». E per questo partirà una richiesta alla Regione perché si possa accedere ai fondi europei.
Lo presenteranno in Regione: l’obiettivo è quello di trovare fondi europei per dare spazi nuovi a un’oasi verde che manca, a Sacile.
Il progetto. «L’area, posta fra due linee ferroviarie, la Sacile-Gemona e la Venezia-Udine, ha un’estensione pari a circa 40 ettari – hanno dettagliato Giorgio Beppino Presot ed Emilio Ditali –. La proposta di Bosco urbano è fatta propria dal Wwf friulano: è quella di una rinaturalizzazione finalizzata alla restituzione della “facies originaria”, prima dell’antropizzazione dell’area. Il nostro lavoro rappresenta una soluzione ottimale, fra un problema urbanistico ed uno idrogeologico».
L’area è incuneata tra San Giovanni del Tempio est, la linea ferroviaria Sacile-Gemona dove non passano treni dal 2012 e via Flangini a San Odorico sud.
I risultati. «Da una parte la rinaturalizzazione porterà quell’area, tanto vicina al centro storico, a caricarsi di una serie di simboli e suggestioni culturali della città – indica Ditali –. Sacile giardino della Serenissima, il tema della “selva lupanica” medievale propria di questa zona e il mutare della Sagra dei osei in una dimensione ornitologica moderna». Il Bosco urbano aggiunge il valore di una cultura locale a un’area che vira a laboratorio ornitologico.
«Dall’ altra, con opportuni accorgimenti, l’area sarà una cassa di espansione naturale del rio Paisa – prevede Ditali –. La zona, per la sua estensione è in grado di risolvere l’annoso problema delle inondazioni del centro di Sacile».
Bosco e turismo. Il concetto base del progetto è la salvaguardia di un cuneo naturalistico che penetra in città: un bosco planiziale. «L’area proposta è una preziosa zona umida, alla confluenza dei piccoli rivi che formano il rio Paisa, tributario del Livenza – Presot aveva redatto la proposta all’ex amministrazione Cappuzzo ripresentata nel 2011 –. L’area sud est si è salvata grazie alla presenza di due ferrovie e alla caratteristica paludosa. Gli appetiti speculativi si sono mossi, tanto da prevedere la costruzione di una serie di strade, nonché al progetto della città dello sport. Il “Bosco planiziale” urbano è stato depotenziato urbanisticamente, per lasciar posto a strade della “Città dello Sport”, che si trascineranno le solite lottizzazioni».
Quello che propongono? «Di creare un nuovo strumento urbanistico – dicono gli ambientalisti – e polo turistico».
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