Sacile, parcheggi per la chiesa: è lite tra i due proprietari

La parrocchia preme per i lavori a Fossa Biuba, ma il titolare del terreno si oppone. «Cedo solo il passaggio. Se vogliono costruire devono comprare tutta la proprietà»

SACILE. Una chiesetta medioevale divisa a metà tra due proprietari: a Fossa Biuba è quasi sempre chiusa ai turisti che vogliono visitare le vie del sacro tra storia e devozione negli itinerari proposti in regione.

La vicenda si trascina sul confronto (difficile) tra la parrocchia di Vistorta – proprietaria dei muri perimetrali e degli interni compreso l’altare di pregio settecentesco – e la proprietà che sull’accesso di fedeli e turisti pone i vincoli della garanzia sulla sicurezza.

E’ stata rimossa, pare qualche settimana fa, anche la statua settecentesca della Vergine trasferita altrove per il restauro. Fuori, ci sono campi di soia e mais che si perdono all’orizzonte e, intorno alla chiesa, si intrecciano preghiere e trame: a Sacile qualcuno la chiama “la miniera di Fossa Biuba”.

La strada. L’accesso ha una catena per motivi di sicurezza. «Per entrare sulla proprietà non pongo vincoli tranne quello della sicurezza – ha confermato il proprietario dell’accesso e delle pertinenze, che è il titolare del podere –. In chiesa celebrano il parroco don Ezio e don Benito, poi ci sono accessi periodici di parrocchiani e scout. Mi avvertono e apro il passaggio. Non è possibile, invece, lasciare aperta l’area che è proprietà privata, compresa la strada di accesso alla tenuta».

Il titolare della proprietà è un imprenditore che ama allevare cavalli e cereali, in una tenuta che confina con il “feudo” dei conti Brandolini d’Adda e la provincia di Treviso. «Se la parrocchia vuole acquisire il terreno intorno alla chiesetta e tutta la proprietà – ha detto l’imprenditore, dando il via libera alla trattativa – possiamo aprire il confronto. Posso vendere». Ma la parrocchia di Vistorta non ha risorse e pare che anche la diocesi di Vittorio Veneto abbia manifestato un tiepido entusiasmo sulla vicenda.

La storia. Il contratto di vendita della tenuta a Fossa Biuba è stato firmato nel 1990 dall’ex titolare Aurelio Casale: (proprietario dagli anni Sessanta quando il barone Manfredi di Vittorio Veneto si era disfatto dell’immobile).

Con una clausola: la chiesetta privata (costruita nel 1114) sarebbe stata donata entro i muri perimetrali alla parrocchia (che appartiene alla diocesi di Vittorio Veneto) e aperta soltanto per il culto (dal 1972 è stata decisa la donazione limitata). Carta canta: il tempietto si apre per messe, rosari, celebrazioni di rito. Tutte le pertinenze esterne, comprese quelle della stradina di accesso, sono di proprietà dell’imprenditore. «E il passaggio – ha confermato quest’ultimo – è previsto esclusivamente per il culto».

Ma il progetto presentato dalla parrocchia di Cavolano è quello di uno slargo cementato esterno alla chiesa a uso parcheggio. «Non se ne fa nulla – si è messo di traverso il proprietario terriero –. In caso di incidente, di chi sarebbe la responsabilità?».

Il restauro. La Regione ha firmato l’assegno nel 2013-2014 per sistemare il tetto della cappella campestre: circa 90 mila euro da investire. «Una soluzione necessaria – aveva commentato all’avvio del cantiere l’ex parroco don Andrea –. La chiesa è un gioiello di cristianità medioevale». Chiesa dei miracoli e di investimenti a grandi numeri.

Pare che il restauro della veste e manto della Madonna delle Grazie costi 5 mila euro. In tempi di “revisione della spesa” è una cifra da capogiro. Il progetto di un parcheggio esterno chiama in campo altre risorse: a carico di chi? L’idea di cementare l’area intorno alla cappella potrebbe provocare l’effetto contagio e allungare l’asfalto anche sulla lingua allungata di strada bianca da via Vistorta? Tanti dubbi intorno a quella che tanti sacilesi chiamano la “miniera Fossa Biuba”.

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