San Quirino, il capo dei vigili deve restare in Russia

Accusato di avere percosso il figlio, non può rimpatriare. Adozione sospesa. Il consolato tenta di spostare la causa a Mosca

SAN QUIRINO. Il legale del consolato d’Italia a Mosca che sta assistendo Odesio Manarin, il 52enne comandante della polizia municipale di San Quirino che giovedì a Volgograd, l’ex Stalingrado, è stato denunciato dalla polizia locale per presunte percosse al figlio adottivo, un bambino russo di 8 anni, ha presentato istanza di trasferimento del procedimento nella capitale della Federazione Russa.

Lo ha riferito al sindaco di San Quirino, Corrado Della Mattia, un funzionario dello stesso consolato da lui contattato sabato pomeriggio al telefono.

«Il funzionario – ha fatto sapere il sindaco – mi ha rassicurato che il caso è seguito direttamente da un legale messo a disposizione di Manarin dallo stesso consolato italiano a Mosca, il quale ha impostato la difesa in questi termini: ha avviato il ricorso contro le contestazioni mosse dalle autorità locali nei confronti del nostro comandante e, per seguirlo più da vicino, ha chiesto che il procedimento passi dal tribunale di Volgograd a quello di Mosca. Si spera così che il tutto sia più veloce».

Manarin, che ha negato di avere in qualche modo percosso il bambino spiegando di avere piuttosto cercato di impedire che questi finisse in mezzo ad una strada trafficata, agendo quindi in buona fede, è al momento libero di circolare (è ospite con la moglie in un albergo della città) ma non può lasciare la Russia. Da notizie della prima ora risultava che l’udienza si sarebbe dovuta tenere già lunedì.

«A questo punto – ha riportato tuttavia il sindaco – dal consolato mi hanno fatto sapere che questa cosa non è certa e che si dovrà attendere». Ieri invece per Della Mattia è stato impossibile mettersi in contatto con il suo comandante. «L’ho cercato più volte – ha detto – ma dava sempre spento. Venerdì quando sono riuscito a parlarci l’ho sentito molto provato, ho cercato di dargli coraggio, ma lui era preoccupato soprattutto per le sorti dell’adozione, per arrivare alla quale lui e la moglie avevano dovuto affrontare un lungo percorso iniziato credo un paio di anni fa che sembrava giunto felicemente al termine».

Aibi (Amici dei bambini), l’ente che sta seguendo l’adozione del bambino russo da parte dei coniugi friulani e che in questo momento sta fornendo loro il supporto legale e psicologico, aveva fatto sapere che i Manarin sono al loro terzo e ultimo viaggio in Russia, come prevedono le complesse procedure adottive di quel Paese. Quest’ultima trasferta era servita per preparare la documentazione necessaria per l’espatrio del bambino adottato. L’ultimo step burocratico prima di tornare a casa, a Vajont, dove i Manarin vivono, da famiglia.

Giovedì, stando a quanto riportato dai media russi dai quali la notizia è poi rimbalzata in Italia, ripresa dai principali organi di informazione, i coniugi avevano da poco firmato i documenti necessari per finalizzare l’adozione quando, in una strada cittadina di Volgograd, è avvenuto il fatto.

Ad assistere alla scena è stato il capo del comitato investigativo della regione di Volgograd, che ha fatto intervenire sul posto la polizia. Secondo il testimone, Manarin avrebbe malmenato il bambino; secondo il poliziotto italiano, invece, lo avrebbe trattenuto cercando di evitare che finisse al centro di una strada trafficata. Una vicenda sulla quale le autorità russe dovranno fare chiarezza.

Manarin dovrà rispondere dell’accusa di percosse in base all’articolo 116 del codice penale russo, che prevede fino a due anni di carcere.

Il bambino, adottato dai coniugi friulani da un orfanotrofio del posto, è stato in ogni caso tolto alla famiglia adottiva e affidato ai servizi sociali: la custodia è stata sospesa sino a quando il giudice non chiarirà le circostanze dell’incidente. Da quanto riferito ad Abi, le autorità russe dovranno decidere, entro sette giorni, se annullare o meno l’adozione.

«Sarebbe un duro colpo per la coppia – ha ribadito Della Mattia – che è molto affezionata al piccolo e che ha fatto enormi sacrifici per adottarlo. Sono due brave persone e auspico che questo equivoco si risolva al più presto e senza strascichi».

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