Sanità, turnover contro la corruzione
Pordenone. Maggiore sarà la mobilità del personale impiegato in mansioni potenzialmente più esposte al rischio corruzione, maggiore sarà la garanzia che la corruzione non metterà piede nelle aziende sanitarie e ospedaliere del Friuli occidentale. La rotazione del personale è infatti una delle misure, insieme a formazione e informazione, che Ass 6, Cro e Azienda ospedaliera hanno individuato nei rispettivi Piani triennali di prevenzione della corruzione, tutti approvati entro il 31 marzo e adottati.
Tutto nasce dall’articolo 6 della convenzione dell’Organizzazione delle nazioni unite contro ola corruzione, ratificata con la legge 116 del 2009, a cui la legge del 6 novembre 2012 fa riferimento emanando le disposizioni per la prevenzione e la repressione dell’illegalità nella pubblica amministrazione. La norma impone alle aziende sanitarie, e non solo, di dotarsi di un Piano triennale di prevenzione nel quale di definiscono anche le procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti chiamati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione.
Ovviamente la legge impone anche di nominare un “responsabile della prevenzione della corruzione”, cosa che le aziende pordenonesi hanno già fatto. Per il Cro il responsabile individuato è il dottor Alessandro Faldon, per la Ass 6 è il dottor Sandro Santarossa e per l’Azienda ospedaliera è la dottoressa Cristina Zavagno; tutti sono dipendenti delle rispettive aziende e facenti parte delle strutture operative “affari generali e legali”.
Che cos’è la corruzione? «Per corruzione - riportano i piani - si intende il caso di abuso da parte del dipendente del potere a lui affidato al fine di ottenere indebiti vantaggi privati. Sono ricomprese le situazioni in cui, a prescindere dalla rilevanza penale, venga in evidenza un malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni o dei compiti attribuiti, che possono rivestire carattere amministrativo, tecnico o sanitario».
Da qui le aziende sono partite per entrare nel merito delle azioni che la normativa richiede e che partono da una sorta di ricognizione sulle attività e sugli uffici potenzialmente più esposti al rischio di corruzione, a ciascuno di questi è stato anche assegnato un livello di rischio che va da basso a medio ad alto, quindi si passa alle azioni di prevenzione che vanno dalla formazione al controllo, ma anche al monitoraggio dei rapporti tra le singole aziende e i soggetti che con essa intrattengono rapporti finalizzati a procedimento di autorizzazione, concessione, ecc.
Quali siano le attività più esposte al rischio corruzione nelle aziende sanitarie e ospedaliere, è abbastanza intuibile: provveditorato ed economato che si occupano di cassa, beni mobili, magazzini, hanno un grado di rischi8o elevato al pari del servizio tecnico degli investimenti, che si occupa di appalti di servizi, lavori, fornitura; stesso grado di rischio per gli affari generali e legali che si occupa di affidamento di incarichi esterni, per le tecnologie informatiche che si occupano di gare per lavori servizi e forniture, per il dipartimento di prevenzione laddove si occupa di ispezioni, controlli e sanzioni. Tra le misure preventive la rotazione del personale nelle aree di rischio, le modalità di segnalazione di condotte illecite, una maggiore trasparenza e pubblicizzazione di atti e procedure, la definizione puntuale di possibili conflitti di interesse e modalità di comportamento.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto