Sanremo, seconda serata: razzismo e omofobia sul palcoscenico per qualche punto di share

Fa sempre bene parlare di razzismo e di omofobia in un mondo ancora assai disordinato nonostante il futuro sia già qui e ci troviamo a dialogare amichevolmente con Alexa del più e del meno. Ma perché così? Il riassunto della seconda serata in versione express: perché qualcuno ha cantato?

Gian Paolo Polesini
Checco Zalone nei panni di Al Bano sul palco con Amadeus
Checco Zalone nei panni di Al Bano sul palco con Amadeus

SANREMO.  Con onestà: a vederla sola, lasciata sola, sul palco più crudele d’Italia mi ha preso una insana rabbia. Fa sempre bene parlare di razzismo e di omofobia in un mondo ancora assai disordinato nonostante il futuro sia già qui e ci troviamo a dialogare amichevolmente con Alexa del più e del meno.

Ma è proprio Sanremo il posto giusto?

Forse la dottoressa Lorena Cesarini — girl accompagna Amadeus per la parte seconda — inconsapevolmente vittima lo è stata, ma di Sanremo, che l’ha spinta sul proscenio per tirare su ascolti. Perché questo il festival fa: soldi.

«Ho scoperto di non essere italiana come gli altri». Lorena non si preoccupi degli insulti social, quelli piovono in testa a tutti, bianchi e neri, ricchi e poveracci, alti e bassi, grassi e magri. E poi lei è la dimostrazione vivente che ce l’ha fatta perché brava e intelligente. È già un buon motivo di speranza. Fine del pippone. Ma vorrebbe essere più un anatema.

Che non finisce qui. Zalone. Vada per la favoletta Lgbtq, ma dissacrare “Ancora tu nell’Universo", sebbene per la buona causa diventi “Che ipocrisia nell’universo”, è stata una pessima idea con l’evidente mani avanti nel finale: «Se ci fossero cause, prendetevela con Amadeus».

Poi vien difficile per i sudditi dell’informazione fare a botte con uno che al cinema ha tirato su duecento milioni. Anche un milionario, a casa mia, se s’inciampa, cade. E Zalone cadde. E non si è rialzato nemmeno nelle scialbe gag del rapper Ragadi e del virologo di Cellino San Marco. Fiorello, già manchi.

Scusateci. Essendo Sanremo un festival, di musica dovremmo parlare, ma l’impostazione non è proprio quella. Vero: di canzoni, ormai, non vive nemmeno la sagra. E ci devi mettere attorno qualcosa capace di stupire o di scandalizzare, altrimenti gli sponsor fanno dietrofront. Perdonateci le ovvietà, ma è sempre bene ricordarle.

Grazie a Emma e alla sua eleganza (finalmente una vestita come si deve) e alla sua straordinaria voce e alla sua canzone grintosa “Ogni volta è così” abbiamo avuto un risveglio dal coma.

Vibrazioni vitali le abbiamo captate non dalle Vibrazioni, ahimè, ma da due matusa, guarda un po’: Iva Zanicchi (al di là della canzone comunque di alto volume a 82 anni questa spacca il palco in due con l’esplicito grido “Voglio amarti” ) e quella “matta” della Rettore in coppia con Ditonellapiaga, “Chimica”, due magnifiche scatenate. Quello vogliamo!! Energia anti-Covid.

Elisa? La nostra monfalconese va riascoltata con attenzione.

Giusto una riga per Giovanni Truppi, l’uomo in canottiera. Più triste di una minestra in busta scaduta.

E ora due righe su Pausini, Mika e Cattelan, il trio del prossimo Eurovision. Io su Mika e su Cattelan un pensiero per Sanremo 73 ce lo farei proprio. Fine delle righe.

Ps: prometto che mi dedicherò interamente alla musica per la terza sera.

Qui tutti gli articoli della rubrica “Exit Polle”, le divagazioni semiserie da Sanremo e dal mondo dello spettacolo

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