Sbloccati 100 milioni, ma i cantieri non aprono

UDINE. Il Fondo Volano ha sbloccato tra il 2015 e il 2016 ben 100 milioni di investimenti, per 170 opere in oltre 100 Comuni. Un sistema messo a punto dalla Regione per armonizzare i conti degli enti locali con il Patto di stabilità interno, prima, e con il Pareggio di bilancio poi.
Una vera e propria boccata d’ossigeno per il mondo dell’edilizia, messo in ginocchio dalla crisi. «È uno strumento fondamentale, ma bisogna fare partire le gare», invoca il presidente regionale dei costruttori dell’Ance, Andrea Comar.
Cento milioni in due anni
Con i 14 milioni inseriti nell’assestamento di Bilancio autunnale, sale a 100 milioni il valore degli investimenti regionali destinati a opere pubbliche degli enti locali. Tutti lavori sbloccati grazie al meccanismo finanziario del Fondo Volano. Complessivamente sono 170 le opere che potranno essere realizzate perché svincolate negli ultimi due anni dai lacci del Patto di stabilità e del pareggio di Bilancio.
L’ultimo capitolo del Fondo Volano (il problema riguardava i finanziamenti dal 2013 in poi, negli ultimi anni il meccanismo è stato corretto) è stato illustrato ieri dagli assessori regionali alle Autonomie locali, Paolo Panontin, e alle Infrastrutture, Mariagrazia Santoro, che hanno ricordato «l’impegno della Regione a raggiungere l’obiettivo primario di sbloccare il maggior numero di investimenti nel più breve tempo possibile, onorando il principio della piena autonomia dei Comuni nella scelta delle opere, senza imporre alcun dirigismo, ma assecondando tutte le richieste pervenute dagli enti locali».
La collaborazione fra assessori
Lo strumento finanziario è frutto del lavoro congiunto fra tre Direzioni centrali della Regione: oltre a quelle di Panontin e Santoro, la Direzione centrale Finanze e Patrimonio che fa capo all’assessore Francesco Peroni. Il Fondo Volano sostiene un Programma triennale di conversione degli incentivi, per opere e investimenti, concessi agli enti locali in conto capitale e liquidabili in base agli stati di avanzamento lavori.
«Abbiamo trasformato i flussi finanziari pluriennali in finanziamenti “cash” aprendo di fatto degli spazi di spesa impensabili per i Comuni dopo il 2013, anno in cui si sono registrati gli effetti più pesanti del Patto di stabilità nella nostra regione – ha sottolineato Panontin –, confidando nella previsione che a partire dal 2017 questa capacità di spesa per quasi 100 milioni di euro si riverserà sull’economia reale del territorio, portando una boccata di ossigeno alle nostre imprese del settore edile, quello più condizionato dalla crisi».
Le opere e le priorità
Il Programma triennale, approvato dalla giunta il 30 settembre, ha portato a una graduatoria delle opere che tiene conto di alcuni criteri di priorità per garantire il completamento del maggior numero di opere pubbliche ferme. Così si sono privilegiate le opere in fase più avanzata di realizzazione e quelle che sono un secondo lotto o il completamento di un’opera esistente, per favorire quelle più vicine alla conclusione dei lavori, così come le opere con un più basso valore dell’investimento.
Infine, una priorità è riconosciuta ai Comuni che hanno deliberato l’ingresso in un’Unione territoriale intercomunale (Uti) entro l’8 ottobre 2016. Sono 88 le opere in graduatoria di 48 Comuni per un totale da finanziare di 22,3 milioni e un valore complessivo di investimenti di 31,7.
Di queste, nel 2016, le opere finanziate con le risorse già a disposizione (8,5 milioni) sono 43 in 23 Comuni, per un valore di 9,8 milioni. Nel 2015 erano già state finanziate 79 opere di 53 Comuni e una della Provincia, con risorse per 49,2 milioni e un valore degli investimenti di 66,5 milioni.
«La Regione ha accompagnato gli enti locali nel raggiungimento degli obiettivi – secondo Santoro – intervenendo anche sulla semplificazione delle procedure per dare modo ai Comuni di programmare la spesa armonizzandola alle proprie capacità di bilancio».
Edilizia in ginocchio
«Ormai l’edilizia ha raggiunto limiti impensabili nella sua capacità di riuscire a reggere il colpo – osserva Comar –. La crisi ha fatto una grande selezione, mandando alle ortiche professionalità cesellate negli anni. E le difficoltà non sono ancora finite. Nel momento in cui dovesse ripartire il lavoro, potenzialmente potremmo trovarci una migrazione di aziende da altri territori perché il nostro esce da questa crisi impoverito.
È un rischio che è dietro l’angolo anche perché non so se il nostro territorio riuscirà a esprimere nuovi soggetti. Le imprese sopravvissute sono consapevoli e finalmente hanno maturato la coscienza che il lavoro di squadra aiuta, le famose reti di impresa. Ma oggi per esempio le gare sono ferme all’80 per cento perché mancano i regolamenti attuativi della riforma del codice dei contratti. Quindi la burocrazia continua a strangolarci».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto