Scampò alla strage in Burundi, ora dal Friuli vuole aiutare l’Africa

Don Emmanuel, parroco di Majano, pensa a un Centro per la salute a Muyinga. Mentre celebrava messa uccisero 122 fedeli. Riuscì a scappare e venne in Friuli

MAJANO. Il prete sfuggito dalla morte che aiuta la sua terra a risorgere. Un sacerdote che da quando è in Italia è riuscito a completare innumerevoli opere e a realizzare tantissimi progetti nella sua terra martoriata dalla guerra. In Burundi don Emmanuel Runditse, parroco di Majano, ha realizzato centri di sanità, laboratori di falegnameria, saldatura, pittura, elettricità, scuole elementari, scuole medie, ospedali, centri polifunzionali. Solo per citarne alcune.

Tutto quanto fatto grazie alla generosità di quelli che lui chiama affettuosamente “i suoi amici”, «persone – scrive – con cui ho coltivato profonde relazioni spirituali e umane, con cui ho parlato dei gravi problemi della mia terra d’origine, nonché della bellezza della sua gente».

Ora il nuovo progetto di don Emmanuel è “Santé” a Muyinga per la costruzione di un Centro di salute che permetterà l’accesso alle cure sanitarie ai circa 25 mila abitanti delle colline di Mahonda, Ruyivyi, Gatongati, Masama e Rugari.

Nel centro è prevista in particolare la realizzazione di un reparto di maternità con annessi servizi all’infanzia dove si possa contribuire a combattere una delle prime cause di morte per i più piccoli: la malaria. In quel centro ci sarà anche un consultorio prenatale, il centro nutrizionale e la pediatria. Per di raccogliere fondi è in programma il pranzo della solidarietà domenica 26 alle 12.30 nel centro sociale di Deveacco di Majano.

“Con in cuore la mia terra” è il libro pubblicato nel 2016 da don Emmanuel dove c’è un dettagliato resoconto di quanto fatto finora. Nell’introduzione, don Emmanuel si definisce un “burundese in esilio” e sottolinea come «la lontananza dalla propria Patria conduce a guardare le situazioni in modo globale e, allo stesso tempo, permette di leggere la realtà in tutti i suoi particolari».

Don Emmanuel Runditse, classe 1956, è di Rugari in Burundi è laureato in filosofia e in teologia pastorale. Ha svolto parte del suo percorso in seminario a Roma, per poi rientrare in Burundi ed essere nominato prima cappellano e poi parroco a 32 anni. Il suo Paese è martoriato dalla guerra dalla data dell’indipendenza, il 1965. Lui la guerra l’ha vissuta in prima persona. «Nel 1972 – racconta – sono stato rifugiato: ero ricercato in quanto ero nell’elenco degli intellettuali.

All’epoca frequentavo le scuole medie. Nello stesso anno hanno trucidato mio padre». Quando negli anni ’90 è rientrato come prete nel suo Paese ho vissuto momenti drammatici. «Tra il 1993 e il 94 stavo celebrando la messa – ricorda – alcune persone armate sono entrate e hanno fatto fuoco. Io sono riuscito a mettermi in salvo: sono morte 122 persone. Le bande armate, dopo aver compiuto la strage, hanno bruciato tutto quello che c’era attorno. Nei giorni successivi ho dovuto, da solo, dare sepoltura a tutte e 122 le vittime».

Una forza incredibile quella che anima don Emmanuel che in Friuli, prima di Majano, ha guidato le parrocchie di Basiliano, Dignano, Orgnano e Bressa di Campoformido. Da quelle cittadine, ma anche dall’Austria e dal vicino Veneto, non è mai mancata e continua le generosità per i suoi progetti. A loro il prete rivolge dalle pagine del suo libro un enorme grazie «per sostenere la lotta per la dignità e la crescita della mia Terra».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto