Scarichi a cielo aperto nel Livenza
SACILE. È il lato oscuro del fiume a 100 metri dalla corte cinquecentesca Ragazzoni: quello degli scarichi abusivi nel Livenza. «Fogne a cielo aperto». Lo dicono gli ambientalisti sacilesi che battono le rive con lo sguardo che rimbalza come un tamburo di guerra. Cinque scoli contati a pelle, tra ponte dei Mori e la passerella di legno dell’Ortazza. Acqua tinta grigio, bolle di superficie e tanfo che spara sulle narici, anche raffreddate. Le coppie di innamorati si baciano sul terrazzato che sembra una prospettiva del Watteau sull’acqua: sotto, i ratti infestano lo sbocco fognario.
Fogne che scaricano nel fiume dalle case del centro – chissà da quanti anni – e la rete fognaria che, nelle mappe in Comune, a spanne copre meno del 30% del fabbisogno.
«L’Ato è l’ente che deve provvedere a espandere la rete fognaria – in Comune hanno sollevato l’onere da un paio di anni –. Non ci sono più le competenze dell’ente locale, in gioco. Le condotte esistenti sono dimensionate correttamente (si calcolano sui numeri degli abitanti, ndr): ma arrivano fino a un certo punto e i lotti dei lavori non sono andati avanti».
Il punto è che l’acqua dovrebbe essere depurata, filtrata prima di versare nel fiume. «I sacilesi – dicono quelli che hanno a cuore l’ecoogia – dovrebbero denunciare gli scarichi e le leggi, invece, sono disattese. Le ragioni: tante, ma il fiume soffre. Gli agenti in barca, non ci sono per i controlli periodici e si va avanti con gli occhi foderati di prosciutto».
Il censimento degli scarichi prima e poi la confluenza delle acque sporche nella fognatura comunale, fino al depuratore di San Odorico. «Un’immagine degradata della città – è il commento di Liviana Covre che tiene d’occhio Sacile –. I romani sono stati maestri a costruire le cloache e hanno imparato dagli etruschi, agli albori della Repubblica».
Scarichi forse abusivi e monnezza buttata sotto il pelo dell’acqua: quando il livello si abbassa si trovano pesci e tubi, scarpe e ruote di bici arrugginite, pneumatici. «Quando c’erano le turbine – fa la diagnosi senza sconti un residente – il colpo d’ariete teneva pulito il fiume. Bisogna ripristinare i salti d’acqua: a forza di progettare rotonde e Gronda, che sono falsi miti, si perde di vista quello che è una priorità per Sacile. In centro storico stanno sparendo trote e temoli».
Cittadini rassegnati? Se il Livenza cambia colore è per colpa degli scarichi e della monnezza: uno show dell’ambiente che fa venire il magone. Come davanti alla Grava sull’asse della Pontebbana: scarichi abusivi nel canalone cementato e sacchi di rifiuti lanciati e abbandonati. All’altezza del ponte dell’ospedale la Grava ha una confluenza sul Livenza e porta nelle onde l’inquinamento degli scarichi della zona di Ronche e San Michele.
Del resto, la Casa Europa alla voce acque reflue e depuratori, un anno fa ha piantato la grana contro l’Italia per 10 anni di inadempienze. In Italia ci sono circa 18 milioni di cittadini senza depuratore e quelli che ci sono, hanno la scappatoia del “troppo pieno”. Magari, per sversare nei corsi d’acqua reflui non filtrati e, chissà, forse capita anche a Sacile. Questo comporta una violazione della normativa Ue.
Conseguenza pratica? Tanti contadini innaffiano i campi con l'acqua fluviale e “concimano” frutta e verdura che, poi, finisce a tavola.
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