Scatta l’allarme mutui e prestiti: in 50 mila non ce la fanno a pagare

Congelate quasi 5 miliardi di rate. Tilatti (Confartigianato): dati impressionanti ma prevedibili, molte aziende senza liquidità

UDINE. Sono 50 mila i prestiti su cui le imprese e le famiglie del Friuli Venezia Giulia hanno chiesto aiuto alle banche. Quasi 5 miliardi di rate “congelate” ricorrendo agli strumenti previsti dai decreti Cura Italia e Liquidità, da cittadini e imprenditori dopo il 17 marzo. Ossigeno per superare gli effetti del lockdown e la crisi, cui si sommano (vedi pezzo a fianco) oltre 400 milioni di richieste di finanziamento con garanzia totale o parziale dello Stato.

I numeri

La task force di cui fanno parte i ministeri dell’Economia e dell’Industria, Abi, Banca d’Italia, Mediocredito e Sace ha reso noto che il numero dei crediti con richiesta di sospensione ammontava a 245 milioni, di cui due terzi (165 milioni) riferiti alle imprese, per un totale di 2,4 milioni di domande (1,1 milioni di imprese e 1,3 milioni di famiglie).

Il dettaglio per regioni non è disponibile, ma secondo la commissione Abi del Friuli Venezia Giulia, in regione, le richieste sono circa 50 mila, per un ammontare complessivo compreso tra i 4,5 e il 4,8 miliardi. «Ci assestiamo sul 2 per cento rispetto al totale nazionale», conferma il segretario Marco Bean, precisando che il dato non comprende le richieste di moratoria attivate al di fuori dei decreti Cura Italia e Liquidità, sulla base degli accordi stipulati precedentemente dall’Abi con le organizzazioni d’impresa e con le associazioni di tutela dei consumatori.



Moratoria

Se i dati a 9 cifre sono impressionanti di per sé, lo diventano ancora di più se parametrati alle consistenze totali dei prestiti alle famiglie e alle imprese, che ammontano (lo rivelano i dati Bankitalia aggiornati a fine 2019) a 1.254 miliardi a livello nazionale e 26 miliardi in Friuli Venezia Giulia. In Italia le richieste di moratoria ammontano al 20 per cento del valore complessivo degli investimenti, mentre in Fvg la percentuale scende tra il 17 e il 18 per cento. Numeri che esprimono le difficoltà in cui si dibattono migliaia di imprese e di famiglie anche nella nostra regione.

I mutui

Guardando al versante famiglie, sugli 80 miliardi di finanziamenti interessati dalla sospensione resta bassa (11,7 miliardi), la quota riferita ai mutui. Se i finanziamenti per l’acquisto di una casa costituiscono più di un quarto dell’indebitamento finanziario delle famiglie, le richieste di accesso al fondo Gasparrini, che prevede la sospensione delle rate per 18 mesi, accompagnata dallo sgravio del 50 per cento degli interessi, sono state 134 mila tra il 17 marzo e il 27 maggio a livello nazionale, per una stima regionale che si attesta attorno alle 2.500 domande.

Considerato che corrispondono a circa 200 milioni di mutui erogati, sempre a livello regionale, a fronte di una consistenza totale di oltre 7 miliardi, non è certo sulla prima casa che si stanno concentrando le domande di moratoria.

Gli esiti

I numeri sono riferiti esclusivamente alle richieste. Per quanto riguarda i risultati, la task force guidata dal Governo e da Bankitalia si limita alle proiezioni: «In termini di importi – si legge nella nota diffusa venerdì scorso – circa l’84 per cento delle domande o comunicazioni relative alle moratorie sia stato accolto dalle banche, pur con differenze tra le varie misure, mentre il 2 per cento circa è stato sinora rigettato.

La parte restante è in corso di esame». Le percentuali si riferiscono al volume dei crediti erogati e non alle richieste, ma se fossero confermate dai fatti si può stimare che almeno l’80 per cento delle domande sia destinato all’accoglimento. Per quanto riguarda i prestiti all’economia, sui 165 miliardi di richieste di moratoria, 143 miliardi, riguarderebbe le piccole e medie imprese.

Gli artigiani

«Dati forse impressionanti, ma non sorprendenti». Il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti, commenta così i numeri della moratoria. «Non dimentichiamoci – spiega – che questa crisi arriva dopo dieci anni che avevano già messo a dura prova la capacità di resistenza delle imprese e delle famiglie.

La liquidità? Sono stati messi a disposizione degli strumenti – riconosce Tilatti –, però molti piccoli imprenditori restano alla finestra, in attesa di novità positive dalla conversione in legge del decreto Liquidità, a partire dalla possibilità di ammortamenti decennali dei nuovi prestiti con ricorso al Fondo di garanza, e soprattutto dal mercato. Se è vero che le opportunità di finanziamento ci sono, la ripartenza rischia di essere lenta, perché la capacità di spesa delle famiglie si è ridotta e c’è tanta incertezza sul futuro».


 

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