Scegliete e votate il prodotto simbolo dell’enogastronomia del Friuli
Saranno presentate strategie, sviluppo e nuove sfide dell’agroalimentare

Esiste un prodotto simbolo dell’enogastronomia regionale? E se esiste, chi è che vince la battaglia tra le ammiraglie dell’export agroalimentare made in Fvg come i vini del Collio e il prosciutto di San Daniele. O è più emblematico il classico abbinamento popolare tra formaggio e polenta, ben rappresentato dal binomio Montasio e blave di Mortean? Ai lettori del Messaggero Veneto il verdetto, ma anche il compito di indicare quali siano, viste dall’ottica del cittadino-consumatore, le migliori strategie per promuovere le nostre eccellenze e attraverso di loro il territorio. E viceversa.
Se ne parlerà il 7 settembre, a Udine, nella corte di palazzo Morpurgo, durante l’evento L’alfabeto del futuro organizzato dai gruppo editoriale Gedi. Un’anteprima di Friuli Doc, la grande kermesse enogastronomica in programma dall’8 all’11 settembre.
Lo stato dell’agroalimentare
Inutile sottolineare come l’evento arrivi in un momento in cui anche l’agroalimentare naviga a vista, pesantemente colpito dai rincari dell’energia, delle materie prime, da un’estate mai così lunga e secca. Criticità che hanno innescato una spirale di forte crescita nei costi, generando incognite sulla tenuta economica delle aziende, per il possibile impatto sui consumi e sulla capacità produttiva. Preoccupazioni condivise da chi rappresenta i quattro prodotti “bandiera” individuati dal Messaggero Veneto. «A dicembre – rivela Eddi Gomboso, presidente sella società cooperativa agricola Blave di Mortean – inaugureremo il nuovo impianto di lavorazione e confezionamento a Mortegliano e stiamo investendo molto anche sull’estensione della rete di vendita, sull’offerta di nuovi prodotti e sulla sperimentazione di nuove granelle. La spirale di crescita dei costi, e non soltanto di quelli energetici, rischia però di condizionare pesantemente questa politica di crescita. Se i risultati che abbiamo alle spalle e l’entusiasmo dei nostri soci sono un segnale di forza, la spirale inflazionistica è una grande incognita, anche perché non siamo in grado di riversare sul mercato l’intero peso degli aumenti».
Il fronte dei consumatori
Margini in calo anche per l’unico formaggio Dop della regione. «Il prezzo medio del latte in stalla – spiega Renato Romanzin, del Consorzio Montasio – è salito a 55 centesimi più iva al litro. Se consideriamo che per un chilo di formaggio ne servono mediamente 11 litri, questo significa che 6 euro del nostro prodotto sono soltanto il costo della materia prima, al netto dei costi di trasformazione, confezionamento e distribuzione. Gli aumenti, inevitabili, non bastano a coprire i maggiori costi. I consumatori? Devono essere consapevoli dei valori presenti in un prodotto di qualità come il nostro. Detto questo, il costo sul mercato di un etto di latteria, che corrisponde alla normale razione nutritiva giornaliera, è di circa un euro, il più basso che ci sia». Inevitabile che tutto questo abbia frenato una fase che per tutto il 2021 era stata di forte crescita, anche grazie alla spinta di novità come il Montasio a marchio Pdm, lavorato con il latte munto ad alta quota. «Il 2022 – rivela ancora Romanzin – ha visto una contrazione già nel primo semestre: c’è sofferenza un po’ in tutto l’agroalimentare, tensioni sui prezzi, le stalle che fanno fatica, in particolare le più piccole, i rincari e la scarsità di foraggere e mangimi, il caro energia».
Spinge la ristorazione
Se il Montasio gioca in difesa già da qualche mese, per il San Daniele la crescita è continuata anche nella prima metà del 2022 e per tutta l’estate, grazie alla spinta del settore ristorazione, in deciso rilancio dopo il grande buio della pandemia. «Ma l’autunno – commenta dagli stand di Aria di Festa il direttore del consorzio Mario Emilio Cichetti – si presenta carico di incognite. Bollette che rispetto allo scorso anno sono arrivare a quintuplicarsi, per chi ha contratti meno tutelati dagli aumenti, sono in grado di far saltare in aria anche aziende di un settore non considerato energivoro come il nostro. Caschetto in testa? Il caschetto no, ma una grande attenzione alla qualità, evitare si andare in sovrapproduzione e negoziare prezzi equi con la grande distribuzione». A braccetto con il San Daniele, in un 2022 finora decisamente brillante, anche i vini del Collio. Dopo aver pagato duramente la crisi del comparto ho.re.ca nel 2020 e nel 2021, il ritorno ai ristoranti e ai bar ha favorito una decisa inversione di tendenza. «Ma l’aumento delle energia e delle materie prime – spiega il presidente del consorzio Doc David Buzzinelli – si fa sentire e incide sui listini, in crescita mediamente del 10%». Ad aumentare le tensioni la siccità, ma la prima delle doc regionali ha le spalle forti e continua a essere un esempio vivente di enogastronomia come bandiera e traino di tutto il territorio: «Nel binomio con il territorio – dichiara ancora Buzzinelli – è l’essenza stessa del vino. Il successo delle denominazioni si spiega così ed è un legame che resta ancora più oggi: nel mercato globale, hai un ruolo per la tua capacità di identificarti con il territorio e per le peculiarità che ti rendono diverso dagli altri».
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