Scie chimiche, «ecco che succede»

Analisi del presidio sulla neve in quota: alluminio in gran quantità

«Un presidio che faccia conoscere alla gente cosa sono le scie chimiche, un argomento che i poteri forti vogliono tenere nascosto». Sono determinati a far venire alla luce un fenomeno «non più opinabile» i referenti del presidio “Stop scie chimiche” costituito in via San Valentino, 35. E, carte alla mano, parlano chiaro.

«Visto che le scie chimiche riguardano tutta la popolazione – fanno sapere due dei promotori del presidio, Enzo Caparrelli e Cristiano Di Paolantonio – e trattano di sostanze nocive quali alluminio, bario, stronzio, zolfo e piombo, abbiamo deciso di impegnarci in prima persona e in modo civile per dare la più ampia informazione che i media non diffondono o non conoscono».

Tanto per dimostrare la ricaduta che questo fenomeno ha sul territorio, i referenti del presidio hanno prelevato e fatto analizzare la neve sul Piancavallo, a mille 200 metri di quota. Il campione, inserito in capsule Petri (quelle usate nei laboratori chimici), è stato portato in un laboratorio chimico della provincia. I risultati? Alluminio pari a 374 microgrammi per litro (con un limite di 200), tracce di cadmio e una considerevole quantità di piombo. «Il sospetto ricade sulle multinazionali Ogm – spiegano – che hanno brevettato un gene resistente all’alluminio. Quindi, mentre le sementi naturali morirebbero, le sementi Ogm resistono».

Per far capire quali complotti tra potenti siano stati instaurati sull’argomento, il presidio cita l’accordo tra Italia-Usa del 2003. Di scie chimiche si parlerà nel convegno organizzato per il 20 giugno alle 20 all’hotel Santin con autorevoli ospiti. (l.v.)

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