Scrive a Mattarella per fare operare la moglie: «Eravamo in attesa del trapianto di midollo, quello che non è virus sembra dimenticato»

La pandemia ha messo in ginocchio un sistema sanitario che in situazioni normali arrancava. L’interruzione di molti servizi durante l’emergenza Covid rischia di aumentare la mortalità per cancro al seno e di altre patologie tumorali. «Indicativamente – spiegava a ottobre Giorgio Arpino, presidente della Lilt Udine – il 10 per cento in più. E ciò significherebbe il sacrificio di migliaia di altre donne e altri uomini, in aggiunta ai già drammatici numeri del 2019 sull’incidenza: solo in Italia ci sono stati 371 mila nuovi casi di tumori maligni (più di mille diagnosi al giorno) e sulla mortalità, contati gli oltre 179 mila decessi (490 al giorno)».
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E proprio l’interruzione di alcuni servizi ha convinto A.B. di Cordovado a scrivere al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo aiuto per la moglie, per i malati oncologici cronici. «Gentile Presidente le scrivo per evidenziarle come per molti malati cronici questa crisi dovuta al Covid genera problemi di accesso alle cure e problemi alla sfera emotiva dei malati spegnendo i sogni ed allontanando le speranze di guarigione. Mia moglie, insegnate di scuola dell’infanzia, dal 2016 è ammalata di mieloma multiplo una neoplasia ematologica, questa malattia del sangue è considerata “rara” ed appartiene alla famiglia delle malattie leucemiche».
«In questi anni – scrive ancora A.B. – mia moglie si è sottoposta a trattamenti sperimentali ed a due trapianti autologhi di cellule staminali, da giugno-luglio attende un intervento di trapianto di midollo da donatore, il fratello. In questi anni abbiamo visto la grande umanità ed abnegazione del personale sanitario ed, anche, il forte interessamento del mondo della ricerca e delle case farmaceutiche che nel settore specifico stanno sperimentando con vari progetti le cosiddette Car-T, terapie geniche personalizzate che agiscono sul sistema immunitario».
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«A gennaio 2020 le era stato proposto di entrare in un protocollo per la terapia Car-T a Bologna, la cosa non è andata in porto e ci hanno proposto il trapianto di midollo da fratello, inizialmente previsto per giugno/luglio. Dall’arrivo del Covid sembra che tutto sia sospeso. Gli ospedali hanno ridotto le attività dedicandosi agli interventi urgenti, i protocolli di ricerca sembrano rallentati, i media e le case farmaceutiche sembrano interessate solo al vaccino anti-covid. La malattia di mia moglie è subdola e da frequenti ricadute, i pazienti devono poter sperare e sognare un’altra opportunità, una nuova terapia, la possibilità di accedere alle cure Car-T. Per questo chiedo a Lei, Presidente, un aiuto per gli ammalati che, come mia moglie, in questo periodo di pandemia vedono allontanarsi le speranze di guarigione. Cordialmente».
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La lettera inviata a fine ottobre trova risposta i primi di novembre. Il prefetto di Pordenone, Domenico Lione, contatta A.B. per avere ulteriori informazioni sulla moglie. Il 18 dicembre, finalmente, in ospedale a Udine, il trapianto di midollo. «Ringrazio il Presidente ed il Prefetto. Oggi mia moglie e in isolamento a Udine. Ci vorranno quaranta giorni per capire se il trapianto ha funzionato. Speriamo vada tutto bene. Vorremmo riabbracciarla a fine gennaio».
A.B. conclude: «Nutro grande rispetto per tutti i sanitari che nel caso specifico stanno seguendo mia moglie. La mia richiesta di aiuto, in piena crisi Covid, ha come obbiettivo quello di riportare al centro dell’attenzione la ricerca, la sperimentazione, i pazienti devono poter sperare e sognare un’altra opportunità, una nuova terapia, nel caso specifico la possibilità di accedere alle cure Car-T».
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