Scuola dei mestieri e aiuti ai ragazzi con Levi Montalcini

Maurizio Lucchetta era stato in Etiopia dove, grazie ad una mobilitazione senza precedenti degli artigiani di tutta Italia, era stato realizzato un progetto ambizioso

PORDENONE. Commozione e gioia e allegria… Erano questi i sentimenti con cui Maurizio Lucchetta era ritornato da quel viaggio in Etiopia dove, grazie ad una mobilitazione senza precedenti degli artigiani di tutta Italia, era stata costruita la “Scuola dei mestieri”.

Una scuola vera, la «scuola del fare e del saper fare» tipica dell’artigiano, nella quale i ragazzi della missione di Soddo e dell’intera regione, potessero imparare un mestiere. Gli insegnanti? «I migliori del mondo – disse Maurizio -: gli artigiani. Persone che o scelgono di trascorrere le ferie laggiù, oppure di viverci alcuni dei mesi della pensione».

E il suo sogno era questo. Lo aveva detto: «Magari quando sarò in pensione, verrò qui a trascorrere i miei ultimi anni». Maurizio Lucchetta era così: una persona generosa, generosa nel cuore. E sapeva guardare lontano. Non a caso aveva sostenuto il progetto della Scuola dei mestieri, perché insegnare il sapere e il saper fare significa fare ai giovani il regalo più grande: la possibilità di costruirsi il futuro.

E pensando ai giovani aveva accolto con lo stesso slancio e la stessa passione, il progetto di Rita Levi Montalcini: la fondazione da lei istituita che aveva lo scopo proprio di sostenere i ragazzi nello studio. Fondazione che ebbe sede a Pordenone proprio grazie a Maurizio Lucchetta, che invitò il Premio Nobel per la Medicina in città, gettando le basi perchè si creasse un legame tra la scienziata e Pordenone.

Un’altra delle sue passioni riguardava la cultura, ma soprattutto la valorizzazione della cultura locale e si adoperava affinchè non andasse smarrita. Iniziando dal dialetto pordenonese a cui ha dedicato centinaia e centinaia di pagine intessendo dialoghi improbabili, perchè i personaggi erano inventati, o costringendo a parlare coloro che - essendo di pietra - mai avrebbero potuto farlo, dispiegando attraverso loro la propria visione delle cose. Aveva la capacità di svelare terribili verità con la satira e il sorriso.

Era anche un profondo conoscitore della cultura artigiana che temeva andasse perduta. Così le raccolte di fotografie, manufatti, libri, stampe e anche racconti. Racconti di artigiani e delle loro imprese per realizzare una sorta di “collana della memoria” che rimane, ancora oggi, uno dei suoi preziosi regali. Al territorio, alla provincia, alla gente.

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