Scuola, precari senza stipendio da più di due mesi
UDINE. Di nuovo senza stipendio. Da due mesi i precari della scuola sono in attesa di ricevere la busta paga, ma il sistema informatico che in teoria doveva snellire le procedure si è bloccato ancora una volta. Era già capitato a dicembre quando è entrato in vigore il nuovo sistema gestito dal Ministero dell’economia. Niente stipendi per due mesi e niente tredicesima. Poi le cose sembravano essersi sistemate, ma a maggio il problema si è ripresentato. L’ennesima beffa per chi da anni lavora a chiamata, sostituendo un collega per un periodo limitato di tempo, in attesa di maturare il punteggio necessario a entrare in graduatoria e a inseguire l’agognato posto fisso.
«In provincia di Udine i cosiddetti supplenti brevi sono circa un centinaio - sottolinea Fernando Bassi della Cisl scuola - e da due mesi, ma in alcuni casi anche da più tempo, non ricevono alcun pagamento. Il problema è nazionale, il nostro sindacato ha già contattato il Ministero per chiedere che tutte le competenze vengano liquidate al più presto e ci è stato assicurato che entro 12 giorni dal 17 luglio, data in cui sono stati caricati i pagamenti, ci saranno gli accrediti». Il problema però non riguarda solo gli stipendi. «Nella solo provincia di Udine - dice Bassi -, la direzione provinciale del tesoro non ha ancora autorizzato il pagamento delle ferie non godute. Dicono di attendere chiarimenti, ma le indicazioni ci sono già e sono chiare: le ferie vanno pagate».
E invece da maggio molti insegnanti non hanno ricevuto nemmeno un euro pur avendo lavorato regolarmente. Altro problema quello del Trattamento di fine rapporto (Tfr) che nei periodi di pausa tra una supplenza e l’altra dava una boccata d’ossigeno importante all’esercito dei precari, ma che adesso viene pagato con mesi di ritardo.
Una situazione insostenibile soprattutto per chi deve affrontare spese fisse e non dilazionabili come mutui e affitti. Tanto che allo sportello del Codacons, che già in passato aveva seguito il caso, c’è stato un nuovo boom di richieste. «Stiamo valutando se intraprendere un’azione collettiva per chiedere al Ministero anche il pagamento degli interessi sulle somme dovute - spiega l’avvocato dell’associazione, Nicola D’Andrea - perché non è la prima volta che si verificano ritardi che consentono risparmi importanti allo Stato, ma nel contempo rischiano di mettere sul lastrico migliaia di famiglie. Un’insegnante disperata ci ha confidato che se la situazione non si sblocca nell’arco di pochi giorni sarà costretta a chiedere la carità».
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