Scuole a rischio chiusura, il friulano salva le classi che hanno pochi iscritti

Giacomina Pellizzari

UDINE. Il friulano salva le scuole e le classi con pochi iscritti. Nei comuni situatI nella zona in cui si parla friulano il calo degli iscritti può non portare, automaticamente, alla perdita della scuola.

Peccato che nel Friuli dove la tutela della lingua è da sempre una battaglia identitaria, 41 dei 215 comuni non possono vantare questo requisito perché non fanno parte della comunità linguistica.

Ma la cosa più assurda è che nel vicino Veneto, i comuni friulanofoni non si fanno alcuno scrupolo a utilizzare la legge 482/ 1999 per salvare le loro scuole. Portogruaro, Gruaro, Fossalta e Teglio Veneto sono tra questi.

Da qui l’appello del presidente dell’Assemblea della Comunità linguistica friulana (Aclif), Markus Maurmair, ai 138 Comuni associati affinché stimolino le scuole ad avvalersi delle norme sulle minoranze linguistiche.

Rientrare nella zona linguistica è uno dei requisiti ammessi per chiedere la proroga al ministero dell’Istruzione e mantenere le scuole a prescindere dagli iscritti.

La norma

Il decreto del presidente della Repubblica pubblicato 13 anni fa fissa i limiti numerici in ogni scuola. Nelle materne le sezioni devono contare un numero di bambini che va da un minimo di 18 a un massimo di 26, alle primarie da 15 a 26, nel caso delle pluriclassi da 8 e 18, alle medie da 18 a 27, mentre alle superiori le classi devono avere non meno di 27 studenti.

Come, detto tutti questi parametri, possono essere superati nei comuni classificati di lingua friulana, autorizzando classi con un minimo di 10 allievi. In regione, all’appello mancano 41 enti, che ancora non hanno ritenuto di ufficializzare la loro appartenenza alla comunità linguistica friulana.

Dal Veneto invece continuano ad arrivare richieste: tre sono già state autorizzate, altrettante sono in corso. Tra i Comuni friulanofoni veneti c’è Teglio Veneto che ha chiesto la deroga appellandosi alla « tutela delle minoranze linguistiche dalla provincia di Venezia ai sensi della legge 482/1999».

Il presidente dell’Aclif

«Negli ultimi due anni molte comunità si sono trovate in difficoltà costringendo le istituzioni scolastiche a tagliare le classi, con conseguenti riduzioni dell’organico funzionale, e talvolta ad avviare un percorso che potrebbe portare alla chiusura di alcuni plessi» spiega Maurmair, citando quello che definisce «il caso limite di Sesto al Reghena, dove per il secondo anno alcuni studenti di Sesto migreranno verso le scuole di Cinto Caomaggiore, in Veneto».

Il presidente spiega che «la tutela della lingua e la salvaguardia dell’identità di una minoranza si traducono in un’opportunità a vantaggio di tutti. Dobbiamo imparare ad approfittarne».

Maurmair ricorda che l’istituto comprensivo Toniatti di Fossalta di Portogruaro ha già chiesto la deroga rispetto la soglia minima di 15 allievi per alcune classi, mentre Fossalta, Gruaro e Portogruaro sono pronti a entrare nella zonizzazione dei loro comprensori nell’area friulanofona, ovviamente per motivazioni storiche, linguistiche e culturali, ma anche in considerazione delle opportunità che questa opzione offre in ambito scolastico.

«Se questo diritto è sancito per il Veneto a maggior ragione lo sarà per il Friuli Venezia Giulia – chiude Maurmair – dove le minoranze linguistiche sono tre. —
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