Scuole, verso la chiusura anche in Friuli: le ipotesi al vaglio della Regione, ecco chi resta aperto e chi farà didattica a distanza

UDINE. Per la prima volta in questo anno scolastico i provvedimenti pensati per contrastare la diffusione del contagio, che nella nostra regione corre soprattutto nelle province di Udine (+71% nuovi positivi nella scorsa settimana) e Gorizia, potrebbero toccare, almeno parzialmente, anche il primo ciclo d’istruzione.
La misura che potrebbe essere annunciata dal governatore riguarderebbe medie e superiori, che dovrebbero trasferire tutta la loro attività online, mentre rimarrebbero “salve” materne ed elementari. La possibile scelta di tutelare la scuola in presenza per i più piccoli lascia «soddisfatto» Paolo De Nardo, dirigente del terzo comprensivo di Udine, preoccupato per le ricadute che tale misura avrebbe potuto avere sui bambini. «Sarà fondamentale anche pensare al benessere dei ragazzi: vedo tanti segnali preoccupanti. Per fare ciò è importante trovare soluzioni che consentano di tornare quanto prima alla normalità: abbiamo bisogno di tempi certi, non una chiusura indefinita, non posso pensare che rimarremo chiusi fino a giugno», afferma. Sebbene l’impennata del contagio sia macroscopica nei dati della provincia di Udine, sul campo, per il momento, riporta De Nardo «non si nota ancora una situazione nettamente peggiore rispetto ad altri momenti dell’anno scolastico».
Le situazioni di maggiore rischio d’altro canto, rimarca, sono quelle che coinvolgono le materne, dove i bimbi non devono portare le mascherine e non valgono le regole del distanziamento, che rimarranno aperte. «In questo è paradossale – dice – che non si siano create delle priorità all’interno della categoria del personale scolastico: è assurdo che abbiamo docenti universitari che non fanno attività in aula già vaccinati e maestre della scuola dell’infanzia che devono aspettare ancora a lungo. E so di situazioni in cui i bimbi vengono mandati a scuola anche se non in condizioni di perfetta salute», aggiunge.
Anche per la dirigente del primo e del secondo comprensivo, Maria Elisabetta Giannuzzi da dopo Natale è evidente che le situazioni più delicate coinvolgono i bambini più piccoli. Anche se, rimarca «per fortuna non ci sono stati focolai nei comprensivi che dirigo. Questo indica che le misure che sono state messe in campo sono state efficaci». La chiusura delle scuole medie, per lei «è un sacrificio molto grande per le scuole, per le famiglie, ma soprattutto per i bambini, che hanno grande bisogno di presenza. Gli si chiede ancora una volta tanto. Se si arriva a una decisione del genere, però, evidentemente essa è stata ben ponderata dalla Regione, che si è sempre molto impegnata per le scuole. La priorità al momento è la sicurezza».
L’auspicio della dirigente è che le “chiusure” delle scuole siano accompagnate, eventualmente, da altre misure: «È importante che ci siano controlli stretti – sostiene – su quello che accade fuori dalle scuole, altrimenti non ha senso chiedere sacrifici alle famiglie se poi i ragazzi magari possono rimanere assembrati ai bar o si incontrano nei centri commerciali». Le superiori ritornerebbero al regime con cui lavoravano prima dell’istituzione del doppio turno mattutino e il rientro di metà degli studenti in aula. Tutte le lezioni avverranno online, tranne le attività laboratoriali e di progettazione che continuerebbero a essere permesse in presenza, cosa che conforta la dirigente del liceo artistico Sello, Rossella Rizzatto: «Poter continuare a fare la progettazione in presenza rappresenterebbe un buon compromesso per i nostri ragazzi e ci permetterebbe di salvaguardare la specificità della scuola. È fondamentale in particolare per le quinte che per l’esame di stato dovranno presentare un elaborato e hanno bisogno di avere accesso alle strutture e ai materiali per prepararlo».
Il provvedimento pare essere largamente atteso: «I casi di isolamenti e positività negli alunni si stanno moltiplicando – afferma Monica Napoli, dirigente dell’alberghiero Stringher –. L’idea della chiusura delle scuole ci fa tremare, dispiace veramente tanto per i ragazzi che hanno tanto bisogno di presenza. Di fronte a un Rt che si impenna, però, si può capire la misura. Se i laboratori restano aperti, per noi la quantità di ragazzi che vengono a scuola non sarà molto differente a quello che succedeva con il 50% di ragazzi in presenza». Anche la dirigente dell’istituto per geometri Marinoni, Laura Decio, non sarebbe sorpresa dalla misura: il peggioramento della situazione epidemiologica è sensibile e evidente a chi lavora sul campo (anche se tutti i dirigenti sottolineano come non sia a scuola che ci si contagia): «Da noi si tornerebbe con l’orario 9-13, e alternanza tra ore sincrone e ore asincrone, un orario pensato per non obbligare i ragazzi a stare per 6 ore di fila attaccati al monitor. Nelle ore asincrone i docenti possono dedicarsi ad attività di sostegno e recupero per i ragazzi più in difficoltà, che però sono proprio quelli per i quali l’attività in presenza era più importante e sfuggono a distanza», spiega. —
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