Sèleco, scoperto il bluff: addio rilancio Il tribunale ha dichiarato il fallimento

Dall’annuncio della riapertura a Vallenoncello al trasloco a Trieste. I giudici hanno posto fine alle promesse disattese

Il timido raggio di sole dello scorso marzo, col via libera al concordato preventivo con continuità aziendale, si è spento in un tramonto definitivo: con sentenza depositata mercoledì scorso, la Sèleco spa è definitivamente fallita.

Un secondo crac, dopo quello del 1997, che addolora e sa di beffa, per un marchio storico finito nella polvere e poi oltraggiato da promesse disattese, posti di lavoro mai creati, sogni di rinascita sempre più lontani dalla realtà.

L’esame dello stato passivo avanti al giudice delegato milanese è stato fissato per il 2 dicembre alle 10.30. Il 31 ottobre sarà, invece, il termine per il deposito delle domande d’insinuazione di creditori e terzi che vantino diritti reali e immobiliari sulle cose in possesso della società.

Misero finale, dunque, dopo l’annuncio in pompa magna, nella sede di Unindustria a Pordenone, dell’imminente riapertura dello storico stabilimento a Vallenoncello da parte dell’imprenditore romano Maurizio Pannella, attraverso la sua Twenty spa. Invece dei fatti, seguirono il cambio in corsa, con trasloco a Trieste per utilizzare i vantaggi del punto franco, e l’ulteriore prospettiva Bagnoli, anch’essa disattesa.

Ai tempi d’oro Sèleco, nata nel 1965 e germogliata dalla divisione elettronica Zanussi, era la quarta azienda d’Europa per produzione di tv e videoregistratori. Dava lavoro a oltre 2 mila dipendenti ed era l’orgoglio di Pordenone. I suoi pezzi erano esposti al Moma a New York e il suo nome era abbinato ai progetti più innovativi e tecnologici che, nel settore, il secolo scorso ricordi.

Nel 1991 partì l’era di Gian Mario Rossignolo, due anni dopo il risanamento a cui partecipò Friulia, la finanziaria della Regione, con un’infornata di soldi pubblici. Nel 1997 il fallimento. Il marchio fu rilevato da Carlo Formenti prima che la Sèleco Formenti fosse messa in liquidazione. Vano anche il successivo tentativo di rilancio degli udinesi Marco e Carlo Asquini.

Ma nel 2017 ecco la Twenty di Pannella, con l’intenzione di entrare nel mercato europeo delle smart tv. La stessa azienda che nel maggio 2017 garantì alla Lazio del presidente Claudio Lotito una sponsorizzazione da 4 milioni di euro a stagione quando a fine anno ne avrebbe fatturato 1,5. Il marchio comparve anche sulle maglie della Salernitana dello stesso Lotito mentre Pannella, proprio con la Sèleco, acquisiva la Pro Piacenza, fino alla figuraccia della partita persa 20-0 con soli 7 giocatori schierati in campo.

Ora il tempo delle parole è finito e le tv, alla fine, le ha spente definitivamente il tribunale. —

A.B.

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