Senza Angela in questo giorno di primavera siamo più soli

Quella ragazza entusiasta degli anni 70 e molto british. Oggi a Madonna di Buja saranno celebrati i funerali

È assurdo questo giorno di primavera senza Angela, la nostra Angela, che nella viuzza più appartata del centro udinese aveva creato un nido a propria immagine, dove tutto, dagli arredi alle simmetrie, corrispondeva al suo essere donna libera, passionale, coltissima, nel senso di una cultura che non diventa tortura, sacrificio e autoflagellazione, bensì un intreccio per comunicare, conoscere, stare insieme, vivendo dentro una grande utopia moderna visti i tempi distratti e imprecisi. Angela Felice aveva fatto sua l’utopia pasoliniana, con un impegno e un ardore che da una decina d’anni riusciva a trasmettere dovunque la chiamassero, da Londra a Matera, per ricordare un grande poeta come atto necessario a tutti noi, confusi e smarriti.

Nel suo muoversi e nel concepire un racconto che partendo da letteratura, poesia, teatro arrivasse in primo luogo ai cuori e alle menti dei ragazzi, con un intento pedagogico analogo a quello di Pasolini, Angela era rimasta l’affascinante ragazzina bionda che negli anni Settanta, dopo la maturità conseguita al liceo Stellini nel’ 68, l’aveva portata a studiare all’università di Trieste dove fece un incontro fondamentale con il mitico e temutissimo professor Giuseppe Petronio. Fu in quel periodo, quando arrivò alla laurea con una tesi su Ibsen, che Angela plasmò una personalità da intellettuale efficace e pragmatica, capace di colpire l’attenzione con la parola scritta e detta. A quel punto, invece di rinchiudersi nella torre universitaria, decise di esplorare i territori andando a insegnare prima in Carnia, a Villa Santina, e poi alla Percoto di Udine. In tali esperienze e nelle successive (tra teatro, organizzazione e ricerca critica) restò sempre se stessa: la ragazza entusiasta degli anni Settanta, un’idea di sé che perpetuava guidando una Mini vetusta e molto british. Parcheggiata in qualche strada udinese, diventava un piccolo simbolo e il segnale che Angela si trovava lì nelle vicinanze, dove elaborava la sua splendida utopia, fatta di sentimenti e passioni, insomma ciò che rende la vita vera e sincera, convinta che la conoscenza immaginativa non sia una cosa che oggi si ha e domani si getta via, perché rappresenta l’unica maniera di concepire il mondo e il principale strumento con il quale donne e uomini si mettono in comunicazione per formare un piccolo universo, un nido, come grazie a lei è accaduto a Udine. Ora siamo più soli, senza Angela, senza vederla sfrecciare, piccola e bionda, sulla fedele Mini. Lo diciamo sempre quando viene a mancare un’amica o un amico caro, ma stavolta la frase vale ancora di più. Ce lo aveva anticipato un po’ lei stessa quando citava una poesia di Pasolini che le piaceva moltissimo. Eccola: “Bisogna essere molto forti per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe e una resistenza fuori del comune...”. Forse Angela leggeva in tali parole il destino di un poeta, che poi lo compensava con il miraggio di “una giovinezza enormemente giovane”. E in questo era proprio come Pier Paolo.

I funerali di Angela Felice saranno celebrati oggi alle 15 nella chiesa di Madonna di Buja.

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