Senza due caserme sei ettari di rovine
TOLMEZZO. Se la città perdesse il Terzo Reggimento Artiglieria da montagna, di un’area di sei ettari e mezzo, tra caserma Cantore e la già dimessa caserma Del Din, a ridosso del centro Tolmezzo non saprebbe che fare anche solo per evitarne il degrado. Per il sindaco, Dario Zearo, è tempo di difendere con ferma convinzione il mantenimento del Terzo reggimento in città, perché non accada come per il tribunale. Egli farà parte del tavolo tra Regione e truppe alpine e ha ottenuto l’approvazione da parte del suo Consiglio comunale di un odg a difesa del Terzo rivolto anche agli altri sindaci della Carnia.
Se poi il reggimento dovesse comunque andarsene entro il 2018 o prima, secondo lui sarebbe un grosso problema anche per il futuro delle due aree delle caserme, con il rischio concreto che la Cantore faccia la fine della Del Din, abbandonata oggi com’è a se stessa.
All’indomani della proposta del presidente del circolo di Legambiente, Marco Lepre, di ricorrere al Servizio civile obbligatorio con cui puntare ad esempio su attività di manutenzione e difesa del suolo, non lasciando così vuota la Cantore e pensando anzi ad un recupero sia di Palazzo Linussio (che presenta da tempo deterioramenti negli stucchi, intarsi ed affreschi del piano nobile e della cappella votiva) sia della Del Din, l’interrogativo riguarda comunque e soprattutto due aspetti: di questi tempi le due caserme sarebbero eventualmente cedute a titolo gratuito dallo Stato? Se anche così fosse, dove si troverebbero i fondi per sistemarle? La caserma Cantore ha una superficie di circa 4 ettari e mezzo, mentre la Del Din oltre due ettari.
«Se proprio non riuscissimo a trattenere il reggimento – dice l’assessore Valter Marcon - e ci fosse in seguito la volontà da parte dello Stato di cedere le due caserme alla Regione e dalla Regione al Comune, non so se il passaggio avverrebbe gratuitamente. Se in passato è successo, come nel caso di Paluzza, in questo momento di crisi in cui si cercano fondi su tutto, non so se accadrebbe.
E comunque prendere in carico queste strutture è molto impegnativo, vedi il caso di Paluzza, servono fondi. Ho partecipato a un convegno regionale su questo tema lo scorso anno - continua Marcon – il problema è che le caserme sono tutte strutture obsolete e non frazionabili, non suscettibili di una radicale trasformazione. Non si è mai riusciti a dare loro una destinazione adeguata: sono troppo grandi. Anche quei pochi casi in regione in cui si è cercato di dare loro una destinazione sportiva o residenziale sono falliti.
Sono strutture con troppe stanze anche per destinarle ad uffici: e noi non siamo certo una città così grande da poter pensare di riempirli tutti. Non si possono destinare ad appartamenti o case popolari perché rendere indipendenti le singole unità abitative in edifici così datati costerebbe milioni su milioni. Per farlo non basterebbe solo una cessione a titolo gratuito, ma servirebbe anche una contribuzione del 50-60%, lasciando al Comune di provvedere al resto magari ricorrendo anche ad una joint venture. Diversamente non è percorribile».
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