Senza lavoro, perde residenza e diritti
PORDENONE. Daouda è originario del Senegal, alto, magro, con qualche filo bianco tra i folti capelli ricci e corti. Sta a Pordenone da anni, in Italia da 13. Ha moglie e due figli nel Paese d’origine. Nessun guaio con la giustizia, gran lavoratore, ha perso il posto un anno e mezzo fa a causa della crisi.
Oltre a non avere più lavoro, e quindi denaro, ha perso anche la casa in cui abitava, da cui è stato sfrattato, e oggi vive nella sua auto, parcheggiata a Torre. Ma non ha perduto soltanto questo, ed è già molto. Quando gli è scaduta la carta d’identità si è recato all’anagrafe di Pordenone per rinnovarla e ha scoperto di avere perduto anche la residenza. Non avendo provveduto a farsi censire, gli uffici l’hanno “depennato”.
Niente documenti, niente lavoro. Niente residenza, niente diritti. Gli uffici dell’assistenza sociale gli spiegano perché non possono aiutarlo, gli uffici di collocamento perché non possono trovargli un’occupazione... Daouda sopravvive grazie a qualche lavoretto saltuario che gli frutta un pasto, perché non ha diritto neanche ai “buoni”. Le borse della spesa ci sono, ma costituiscono un aiuto per chi non ce la fa e non possono coprire tutti e 30 i giorni di ogni mese.
Daouda ha conosciuto Francesco, un ragazzo pordenonese che fa il possibile per dargli una mano, e grazie a Francesco il senegalese si dedica al volontariato: lui, che non ha nulla, aiuta gli altri. Ma da questa opportunità che gli è stata offerta dall’Aifa anche Daouda riceve qualcosa: «Mi tengo occupato e non penso in ogni momento alla situazione in cui mi trovo».
Poco tempo fa, nei suoi quotidiani tentativi di trovare un lavoro, aveva ricevuto l’attesa offerta d’impiego. Naufragata, però, per l’assenza di un documento valido – quella carta d’identità scaduta che non ha potuto rinnovare – perché il permesso di soggiorno, che Daouda ha ancora, anche se scadrà fra tre mesi, da solo non basta. «Non ho mai fatto nulla di male – confida – ma ora non so quanto resisterò...». E’ a un passo dalla disperazione questo giovane uomo, 43 anni, che ovviamente non riesce nemmeno ad aiutare i figli rimasti in Senegal. Tornare là? «Sì, ma come? Non posso tornare senza essere in grado di mantenere la mia famiglia».
Daouda ha bussato «a tutte le porte, non so più che fare. Voglio uscire da questa situazione, ma non so come. Un lavoro, per favore, datemi un lavoro!». E la residenza a Pordenone, dove Daouda effettivamente vive, anche se non ha una casa propria.
E’ peraltro un suo diritto ottenere l’iscrizione all’anagrafe per avere la quale è sufficiente avere un domicilio (non una residenza), atto che gli consentirà di ricevere un minimo di assistenza e, soprattutto, ottenere i documenti necessari per poter lavorare. Chi volesse aiutare Daouda può rivolgersi alla redazione del Messaggero Veneto.
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